È già toto-nomine Ora anche la Lega vuole una poltrona

Un divorzio «consensuale». Dopo una giornata col giallo sul ritiro delle deleghe o le dimissioni, la versione ufficiale è affidata a una nota che ieri mattina annuncia: tra il sindaco Letizia Moratti e l’ormai ex assessore alle Attività produttive si sono «evidenziate differenti opinioni», da qui la decisione consensuale di una «cessazione» delle funzioni di assessore, con tante grazie del sindaco per l’attività svolta. Parla di «crescenti divergenze di opinioni, tradotte con un’incompatibilità di fatto» il coordinatore regionale di Fi Guido Podestà, che annuncia il nuovo ruolo della Maiolo come coordinatrice della campagna elettorale per le Provinciali.
Dopo Carla De Albertis e Vittorio Sgarbi esce di scena dunque il terzo assessore «scomodo» (abituata a dare la sua opinione anche quando diverge da quella del sindaco) e caso vuole erano seduti tutti e tre vicini al tavolo delle giunta. Dove ieri, nella prima seduta senza assessore alla Moda l’argomento non è stato neanche sfiorato, assicura quello alla Salute Gianpaolo Landi di Chiavenna: «L’autonomia politica e gestionale di ogni assessorato è importante - afferma - ma non può entrare in conflitto col sindaco. In questo caso si è rotto un meccanismo a livello di rapporto politico».
Già si pensa al dopo-Maiolo. Il capogruppo di Fi Giulio Gallera si augura che la scelta «venga fatta tra i consiglieri comunali del partito che hanno sostenuto finora sindaco e giunta con grande capacità e lealtà». «Stupisce» il capogruppo della Lega Matteo Salvini il metodo scelto dalla Moratti: «Non ha detto niente alla riunione a Roma coi vertici di Fi, Lega, An e Udc, salvo 24 ore dopo prendere una decisione di questo peso.

A questo punto chiediamo urgentemente un’altra riunione perché Milano non può restare senza assessore alla Cultura, al Commercio e senza direttore generale. O si decide di tagliare con metodo il numero di assessori, come chiediamo da tempo, o anche la Lega diventa della partita perché in città non contiamo più il 3% ma il 12 per cento».

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