Una giacca «marchio-Genova» per scongiurare la bancarotta

Una giacca «marchio-Genova» per scongiurare la bancarotta

(...) la Direzione Politiche delle Entrate/Settore Acquisizione Finanziamenti e Sviluppo Progetti» che com’è noto una ne fanno e cento ne pensano, specialmente quando il piatto piange e le casse sono vuote.
Ecco allora lo scatto d’ingegno creativo. Testuale: «Perché non trovare soggetti interessati ad attivare collaborazioni e/o partnership, proponendo ad aziende private la realizzazione di prodotti, e permettendo così, a fronte di un riconoscimento economico in royalties, la possibilità di utilizzo del marchio Genova Tradizioni per caratterizzare i prodotti delle suddette aziende e la comunicazione commerciale legata ai prodotti stessi?».
Grande! Ma perché non ci avevamo pensato prima, anche noi del Giornale redazione di Genova che, come ben sanno i nostri affezionati lettori, in fatto di tradizioni possiamo vantarne una, che celebriamo in questo 2010, di 35 anni ininterrotti sul campo? Sia come sia, a Palazzo Tursi l’entusiasmo è decollato come un missile. Con questo annuncio: «Al fine di concedere la possibilità di inserire anche sui prodotti commerciali di alta qualità il marchio Genova Tradizioni, ceduto a fronte di royalties, la Civica Amministrazione ricerca aziende/partner cui viene proposta la realizzazione di prodotti compresi nei seguenti settori merceologici».
E qui viene il bello: i settori interessati spaziano dall’abbigliamento-accessori all’enogastronomia, dalla cosmetica all’oggettistica-gadget e editoria. Come dire: «Ma quale Armani e Caraceni? Questa sì che è una giacca Genova Tradizioni!». Che so? Armani 1500 euro, Genova Tradizioni 2mila, di cui magari 200 al Comune come royalty. Grande, grandissimo, assolutamente incredibile! Oppure: «Ma quale Collistar-Io guardo al risultato? Questa sì che è una crema antirughe, marchio Genova Tradizioni!». Collistar 80 euro, Genova Tradizioni 120. Di cui, tanto per dire, 20 a Palazzo Tursi. Che fra l’altro, di rughe, se ne intende, eccome.
L’invito alle aziende-partner, comunque, è lanciato. Ora sta a loro rispondere. A suon di royalties.

O di «realtà», che però non sembra così rosea. Cioè, per essere più chiari: non vorremmo che sorgesse un equivoco, e che le aziende-partner, le volessero loro, le royalties, dal Comune. Per promuovere Genova Tradizioni. O per bocciare il sindaco.

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