Rischia di essere il delitto perfetto, quello della piccola Matilda, 22 mesi, uccisa perché colpevole di aver sporcato il cuscino sul quale si era addormentata. Per oltre quattro anni i giudici hanno puntato il dito sulla madre, Elena Romani, un'hostess di Milano dai lunghi capelli corvini, che non ha mai abbassato lo sguardo o perso la forza di combattere davanti a quelle prove che ai pm sembravano schiaccianti. L'impianto accusatorio pareva incastrarla al di là di ogni ragionevole dubbio: era lei il mostro che in un momento di ira aveva colpito Matilda con una scarpa dal tacco 12 e poi aveva puntato il dito sul compagno di allora, Antonio Cangiatosi. Quel maledetto 2 luglio del 2005 nella casa di Roasio (Vercelli) c'erano solo loro e visto che la bimba non è morta per cause naturali, il colpevole avrebbe dovuto essere facilmente rintracciabile. Fin da subito, l'indiziata numero uno è stata lei, la bella hostess che non ha mai versato una lacrima e mentre la posizione del Cangialosi veniva archiviata, Elena non è mai stata ascoltata come persona informata sui fatti, è stata arrestata, ha trascorso 4 mesi in carcere e 5 agli arresti domiciliari, rinviata a giudizio ed ora, dopo cinque anni assolta con formula piena dalla Corte d'Assise d'Appello di Torino. Ma allora chi ha ucciso Matilda? Chi le ha spappolato il fegato e un rene, chi le ha incrinato una costola e riempito il pancino di sangue? Chi è stato? L'avvocato Tiberio Massironi - che con il collega Roberto Scheda ha difeso la mamma - un dubbio ce l'ha: «Abbiamo già trasferito gli atti alla Procura affinché riapra il caso - spiega il legale - perché finalmente chi ha ucciso la piccola paghi il suo debito con la giustizia».
Continua a dichiararsi innocente Antonio Cangialosi che, dopo questa brutta storia ha preferito tornare nel suo paese, in Meridione: «Non ho fatto del male a Matilda e credo che Elena non abbia detto tutta la verità».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.