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Giallo su incontri tra Talabani e ribelli

Le agenzie annunciano i colloqui, poi la smentita. Guerriglieri curdi cannoneggiati in Irak dall’Iran

Giallo sulle trattative fra il presidente iracheno, Jalal Talabani, e alcune frange della guerriglia sunnita. Ieri pomeriggio le agenzie di stampa battevano la notizia di un comunicato dell’ufficio presidenziale secondo il quale «sette gruppi armati» sarebbero pronti ad abbandonare le armi in cambio di un accordo politico con le autorità di Bagdad. Nello scarno comunicato si sottolineava che il capo dello Stato, di etnia curda, ha incontrato personalmente i leader di questi gruppi assieme a funzionari americani, senza specificare quando. In serata il consigliere politico del presidente, Kameran Qaradaghi, smentiva che gli incontri fossero avvenuti negli scorsi giorni. Inoltre non sarebbe mai stato scritto in alcun comunicato della «presenza degli americani agli incontri avvenuti tra il presidente ed alcuni rappresentanti della resistenza».
Gli interpreti che lavorano per le agenzie straniere sono stati accusati di aver travisato un innocente comunicato su un convegno con intellettuali arabi e iracheni. Anche dall’“Esercito islamico”, uno dei gruppi armati sunniti sospettati di essere coinvolti nelle trattative, è arrivata una secca smentita. Però un portavoce dell'ambasciata Usa in Irak ha sottolineato che la posizione di Washington è sempre stata quella di cercare di coinvolgere i ribelli nel processo politico. Gli unici esclusi a priori sono i gruppi del terrorismo stragista legati al giordano Al Zarqawi, il luogotenente di Al Qaida in Irak, e gli irriducibili del vecchio regime che vorrebbero Saddam Hussein di nuovo al potere.
Lo stesso Talabani fin dallo scorso novembre non nascondeva che stesse preparando un incontro a Sulaimaniya, la roccaforte curda nel nord del Paese, con alcuni gruppi armati sunniti. Fra questi avrebbero dovuto esserci l’“Esercito islamico”, responsabile dell’uccisione dell’italiano Enzo Baldoni. Il movimento ha rivendicato anche l’ultimo attentato ai nostri soldati a Nassirya, giovedì scorso. Inoltre dovrebbero partecipare alle trattative le “Brigate della rivoluzione degli anni venti”, l’“Esercito dei mujaheddin”, i “Mujaheddin delle forze armate” di matrice islamico-nazionalista e guidati da ex ufficiali del regime di Saddam, che hanno preso le distanze dal deposto dittatore.
Talabani si avvale nella delicata trattativa dell’esperienza e dei contatti del generale Wafiq Al Samareiy, suo consigliere militare, ex capo dei servizi delle forze armate irachene sotto Saddam nel 1990.
Ieri, per la seconda volta in dieci giorni, l’artiglieria iraniana ha bombardato le postazioni dei guerriglieri curdi del Pkk, il partito armato fondato da Abdullah Ocalan oggi in carcere in Turchia.

Il ministero della Difesa iracheno ha reso noto che «più di 180 granate d'artiglieria pesante hanno colpito nelle ultime 24 ore le posizioni del Pkk nella provincia di Erbil». Inoltre, «unità iraniane sono penetrate per cinque chilometri all'interno del territorio iracheno in occasione di questi attacchi».

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