Politica

Ma Gianfranco si è tradito

E così Gianfranco Fini ci querela perché, carte alla mano e al culmine di un’ineccepibile inchiesta giornalistica, abbiamo dimostrato che sulla ormai celebre casa di Montecarlo ha mentito agli italiani. Si può trovare bizzarro questo ricorrere all’intimidazione legale da parte di un personaggio che non più di venti giorni fa proclamava: «Non può essere garantita la privacy a discapito della libertà di informazione. Voglio vivere in un Paese in cui ogni giornale scrive quello che vuole ogni giorno». Ma ormai Fini ci ha abituato a ben altre giravolte, quindi è inutile scandalizzarsi più di tanto.
Tuttavia, se proprio vuole trovare un capro espiatorio giudiziario per le sue disavventure immobiliari monegasche, il presidente della Camera farebbe meglio a querelare se stesso. O quantomeno l’onorevole Giulia Bongiorno, se fosse vero, come sostengono tutti i quotidiani, che l’avvocato-deputato l’ha assistito nella stesura dell’autodifesa in otto punti emanata dall’ex leader di An domenica scorsa. Infatti, proprio in quella nota, per l’esattezza al punto sette, è contenuta la confessione che Fini sull’appartamento di Montecarlo sa molto più di quel che ha detto e, soprattutto, molto di più di quanto dovrebbe sapere secondo la sua versione dei fatti.
Scrive la terza carica dello Stato: «La vendita dell’appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al notaio Aureglia Caruso e sulla natura giuridica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla».
Ecco, presidente, ci duole informarla che Alleanza nazionale ha (s)venduto l’immobile ereditato dalla contessa Colleoni non il 15 ottobre 2008 davanti al notaio Aureglia Caruso, bensì l’11 luglio 2008 davanti al notaio Paul-Louis Aureglia. Converrà che non è proprio la stessa cosa. Anche perché nella data da lei indicata è stato davvero firmato un rogito nello studio del notaio Aureglia Caruso e, fatalità, riguardava proprio quell’appartamento.
Ma An non c’entrava e lei, come scrive, non avrebbe dovuto saperne «assolutamente nulla». Si trattava infatti del passaggio di mano, un po’ sospetto, della casa dalla prima società off shore (la Printemps a cui voi l’avevate ceduta l’11 luglio) alla seconda società off shore, la Timara. Cioè proprio quella che l’ha affittata a suo «cognato».

Oooops. Qualcosa da dichiarare?

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