Gianmoena, ecco il deputato che vorrei...

(...) ed è una persona ed un politico di assoluto valore.
Soprattutto, Gianmoena - che sta collaborando anche con un consigliere regionale bravo e preparato come Matteo Rosso, probabilmente il migliore del gruppo azzurro a De Ferrari, serio, ottimo e abbondante quando non si fa prendere da fregole giustizialiste - è un politico anomalo. Perché, innanzitutto, Gianmoena non è un politico, ma è un intellettuale.
E lo dico nel senso più bello che la parola sa avere. Per colpa degli intellettuali italiani - generalmente organici alla sinistra e firmatari di appelli capaci di far diventare rossi (ma di versogna, stavolta) i firmatari - troppo spesso la parola «intellettuale» è diventata quasi un disvalore, qualcosa al confine dell’insulto sanguinoso. Il problema non è che sono di sinistra, il problema è che sono organici. Il che - abbinato a una pericolosa tendenza presente in certo centrodestra a diffidare di chiunque abbia letto tre libri, visto come un pericoloso eversore - ha messo in un angolo gli intellettuali moderati.
Io credo che sia giunto il momento di fare uscire dall’angolo quegli intellettuali. Gianmoena ha dimostrato, nella scorsa campagna elettorale, che la preparazione intellettuale non sempre è inversamente proporzionale alla capacità di scendere in mezzo alla gente. E, anzi, ha battuto palmo a palmo paesi - da quelli della Valle Stura a quelli della Valtrebbia - che prima erano sempre stati regolarmente ignorati dal centrodestra, troppo impegnato in convegni negli hotel del centro di Genova per sporcarsi le scarpe sulle strade tutte curve del nostro entroterra. Ma Gianmoena ha fatto di più oltre ad andarci. Prendendo a modello i migliori esempi stranieri e di altre zone, ha messo a punto un progetto per valorizzare il nostro entroterra, le zone montane e collinari, i borghi e l’Appennino. Capendo che i paesini sono una risorsa e non un costo. Partendo dall’idea che abbandonare gli insediamenti che sono la nostra storia e la nostra identità sarebbe un reato imperdonabile.

Del resto, basta guardare le foto di Genova oggi e confrontarle con la Genova di inizio secolo per rendersi conto che il nostro modello di sviluppo è stato completamente sbagliato. E raddoppiare l’errore anche con i paesini e le valli sarebbe diabolico.
Ecco, anche solo per dire queste cose e per farle diventare legge, c’è un motivo in più per sognare Sandro Biasotti governatore.

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