Gifuni abbandona il Quirinale di Napolitano

Ha lavorato al fianco di Scalfaro e Ciampi. Una carriera cominciata con Fanfani nel ’75

da Roma

Risponde al Papa. Cerca di trattenere Gaetano Gifuni. Lavora sulla squadra. Lancia messaggi alla concordia. Mancano quattro giorni e al Quirinale c’è ancora Carlo Azeglio Ciampi, ma Giorgio Napolitano parla già da capo dello Stato.
Sulla politica italiana solo poche parole, quanto basta per una dichiarazione di buone intenzioni in «spirito di continuità» con il suo predecessore: «Cercherò di contribuire a un clima di maggiore serenità nella vita del Paese». Miele anche sui delicati rapporti con la Santa Sede. Il Pontefice gli fa gli auguri e benedice la nazione, Napolitano ringrazia con calore: «L’Italia è profondamente grata per l’apostolica sollecitudine che Sua Santità manifesta nei nostri confronti. Sono toccato per le cordiali espressioni che mi ha fatto pervenire in occasione della mia elezione e traggo dal suo richiamo ai valori umani e cristiani del nostro popolo motivo di incoraggiamento nell’impegno che mi accingo ad assumere».
Ma il primo grosso grattacapo se lo ritrova di fronte a metà mattina, faccia a faccia con Gaetano Gifuni. Un incontro di un’ora che si chiude con un comunicato in cui si annuncia che, dopo quattordici anni, il segretario generale lascerà il timone. Napolitano, si legge, chiede «di potersi avvalere della sua preziosa esperienza nell’incarico fin qui assolto con competenza, autorevolezza e generale riconoscimento». Gifuni però, «onorato e grato per la proposta», ritiene «di non potere ulteriormente assolvere, dopo i lunghissimi anni di servizio nelle istituzioni, alla gravosa responsabilità di segretario generale del Quirinale». Non si tratta però di un addio perché Gifuni assicura «la piena e leale collaborazione al presidente eletto e al nuovo segretario generale». Resterà come superconsulente, come ombrello? Poche ore dopo, un’altra nota informa che Ciampi, creandogli una carica su misura, lo ha nominato «segretario generale onorario», con tanto di ufficio a palazzo.
Sorpresa nel mondo politico: la conferma piena del numero due del Quirinale era data per scontata, vista anche la necessità del nuovo capo dello Stato di assicurare la continuità e di mantenere i canali con tutti. Choc e dietrologie. Secondo alcune voci, Napolitano avrebbe fatto solo un’offerta a tempo, gentilmente declinata dal primo grand-commis d’Italia. Impressione parzialmente confermata proprio da Gifuni durante l’incontro di Ciampi con i quirinalisti dell’Agq: «Sì, alcuni giornali scrivono di un mandato parziale. Ma un incarico a termine non è convincente sul piano istituzionale. O è un incarico, o non non lo è». Ma niente pensione: «Non andrò certo ai giardinetti».
Versione decisamente smentita dal Colle: Napolitano gli ha chiesto di restare, ma dopo 14 anni e due presidenti, Gifuni è stanco e vuole cambiare, però non uscirà completamente di scena. La conferma starebbe nel comunicato diramato da nuovo capo dello Stato e dai buoni rapporti che ci sono tra i due. Comunque sia, già si pensa alla successione.

L’elenco dei nomi è vasto e variopinto e comprende pure Gianni Letta e Franco Frattini. Il candidato forte sembra Donato Marra, ex segretario generale della Camera, al quale potrebbe essere affiancato un funzionario vicino al centrodestra. Con l’«onorario» Gifuni a garantire una morbida transizione.

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