Gifuni va alla guerra assieme a Gadda

Nonostante i successi cinematografici che lo hanno reso uno dei volti più popolari del cinema italiano, Fabrizio Gifuni non hai mai abbandonato quelle tavole di palcoscenico dalle quali, dapprima lavorando con Castri, poi come Sepe e Terzopoulos, ha preso il volo come artista. L'eleganza che molti critici gli hanno attribuito è senza dubbio confermata anche dalla scelta dei testi da portare in scena. Una conferma? L'ingegner Gadda va alla guerra di Carlo Emilio Gadda, in scena fino al 24 gennaio nella sala Anima del Teatro Franco Parenti (info: 02-59995206, www.teatrofrancoparenti.it). Un duetto artisticamente indiscutibile e poeticamente inscindibile quello formato da Gifuni e dal regista Giuseppe Bertolucci, entrambi appassionati di una scrittura che invita alla riflessione ma con il sorriso sulle labbra. «Ho sempre concesso al teatro uno spazio consistente - racconta il protagonista -; dopo il successo di 'na specie de cadavere lunghissimo, tratto dai testi di Pasolini e Somalvico, ho allestito anche uno spettacolo sulle lettere di Mozart dove non mancano momenti di ilarità e persino di comicità». Nato da un'idea dello stesso attore romano, marito della brava Sonia Bergamasco al fianco della quale Gifuni ha recitato anche in L'amore probabilmente, sempre diretto da Bertolucci, lo spettacolo prende spunto dagli scritti di Gadda per indagare, attraverso influenze e suggestioni shakespeariane, le trasformazioni di un popolo mai compiutamente cresciuto, dal tempo della «Grande guerra» fino al presente. «Il primo tempo, elaborando i Diari di guerra di prigionia dell'autore milanese, è senza dubbio più drammatico. Si tratta, in effetti, di un resoconto del dramma bellico vissuto in prima persona da Gadda, anche se non nego che in questa tragedia sono evidenti momenti di irresistibile comicità». Gadda appare come il protagonista ombra del suo più grande romanzo e, sfogliando i capitoli della memoria, compiendo un percorso a ritroso, si ritrova a rivivere quelle esperienze belliche che condizioneranno la sua vita futura. Traendo spunto, invece da Eros e Priapo, Gifuni imposta il secondo tempo: «Mi sono avvalso di una chiave grottesca con accenti comici; anche se in questa sezione è prevalente il divertimento, ho voluto in realtà portare in scena le due facce della stessa medaglia: il dramma che si alterna alla comicità, l'ilarità che fa da contraltare alla tragedia. Del resto, è notorio che i più grandi scrittori, ma anche i più bravi attori, sanno calibrarsi perfettamente tra i vari stati d'animo, dandone interpretazione».

Gifuni, oltre che interprete, è anche autore di un lavoro drammaturgico complesso, orientato a individuare la chiave di lettura ideale per rendere la messinscena il più fruibile possibile: «Pur partendo da lavori intensi, sono solito alleggerire i miei spettacoli plasmandoli per soddisfare, anzitutto, le mie esigenze di spettatore».

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