Gilardino scalda il Milan e nasconde la mina Sheva

Primi sorrisi a Milanello dopo Istanbul. Ancelotti: «Lui è il nostro presente e futuro». E sull’ucraino: «Nessun litigio, se avessimo voluto dircele e darcele ci saremmo nascosti»

Gilardino scalda il Milan e nasconde la mina Sheva

da Milanello
Se uno ci pensa bene, in fondo, vince sempre la gente. Non quella scortata, osannata, invidiata. La gente semplice, che sorride. Va a letto serena, e serena si sveglia. Esempi. A Milanello c’è caldo, non quello assassino della città, ma caldo lo stesso. Lo capisci perchè i tifosi in attesa davanti al centro sportivo si stringono nei coni d’ombra degli alberi all’entrata. Gente semplice in attesa. Di chi, facile capirlo. Nome, Alberto. È nato il 5 luglio 1982, il giorno di Italia-Brasile 3-2, Mondiale di Spagna. Per tutti: il giorno di Pablito Rossi. Lo sanno anche i bambini. E forse tutti i bambini che lo sanno sono sotto i coni d’ombra, a Milanello, in attesa di Alberto Gilardino. Che arriva di colpo, come Pablito dentro l’area brasiliana. E fa subito gol, nel cuore dei tifosi rossoneri. «Vai Alberto», «Grande Alberto». Cori. Semplici. Come la gente. Che sorride perchè vede Gilardino, e sogna con lui.
Alberto. È dentro un’auto, guida un altro. Lui non ha tempo per guidare, ha tempo solo per sorridere e salutare e pensare in grande. Al Milan, alla carriera, ai Mondiali 2006. Entra dentro il cuore di Milanello. Visite mediche: superate. In serata primo allenamento (e primo gol). «Sorrideva», diranno tutti. «Sono contento – dirà Pier Silvio Berlusconi – Con Galliani abbiamo fatto pressing su mio padre». E Gila: «Avrò il numero 11, quello di Crespo. Un onore. Non ho dormito, troppa emozione». Apparso e scomparso. Come i sogni che regala. Ma questo sogno, i tifosi, non lo scorderanno con le luci del mattino.
Dal bar arrivano voci. Poi, Carlo Ancelotti. Sorriso in faccia. Era preoccupato: che Gilardino sfuggisse, come un sogno – ancora – appena apri gli occhi. Ora Gila c’è. E Carlo pure. Viso abbronzato, tenuta sportiva. E semplicità. Che vuol dire, anche, sincerità. Eccola, la sincerità di Ancelotti. «Sto pensando di cambiare posizione a un giocatore. Un centrocampista». Sorriso sottile: «Prima di dormire ho delle idee. Le scrivo, per non perderle. Questa l’ho anche sottolineata. Ma devo parlarne con l’interessato». Chi? «Prima devo parlarne con lui. Se dice no che figura facciamo...». Stuzzicato: Ambrosini in difesa? «Vedrete...». Ma sembra di sì: Ambrosini centrale difensivo. Il senso della posizione non gli manca, il colpo di testa neanche. Dopo la scommessa – vinta – di Pirlo... Difesa a posto, quindi? «Nuovi Maldini in giro non ne vedo...». Risata generale. Poi: «Siamo a posto, dietro. L’età non conta, conta la classe. E noi abbiamo i migliori. Non dimentichiamo Simic. Ora è guarito, darà il suo apporto». Ancora sincerità: «Sulla discussione tra me e Shevchenko (lunedì, ndr) è nato un caso. Non abbiamo litigato. L’avessimo fatto ci saremmo chiusi in una stanza, a dircele e darcele. Invece ci siamo dati la mano». Ma quell’operazione? «Concordata con la società. Era tutto previsto. Non abbiamo parlato dell’operazione, né di cessioni. Andriy è fondamentale per il Milan. Resta qui perché è qui che vuole stare. Basta tirare in mezzo Maldini (Sky si è scusata con il giocatore, ndr) o dire che Sheva ha lasciato il ritiro senza permesso. Venerdì ha dormito qui, poi è partito sabato, per una settimana di riposo». Questione chiusa. Ma con il sorriso. E con la benedizione della società.
Da un attaccante agli altri. Gilardino. «È una pedina importante: il presente e il futuro del Milan. Con Vieri colma una lacuna. Ci mancavano punte di peso, ora ne abbiamo due, che possono anche giocare assieme». E fa reparto da solo: «Può farlo, ma è difficile che useremo lo schema ad una sola punta. Con l’attacco che abbiamo...». Vieri. «Fisicamente sta bene. Non è ancora brillante perché, come tutti, sta facendo lavoro di carico. A Trieste gioca 90 minuti». Stasera, appunto. Trofeo Tim, Trieste. MilanInterJuventus. Tutti contro tutti. «Arriviamo sereni alla sfida. Troviamo le avversarie di una stagione intera: non ci saranno Maldini e Jankulovski, Vogel forse, Bobo sarà l’unica punta. Ma non dite che faccio un dispetto a Berlusconi... Proveremo anche la difesa a tre, che conosciamo poco e dobbiamo migliorare». Vieri contro gli ex compagni. «Tra giocatori non c’è la rivalità delle tifoserie». Milan contro Inter. «Mancini aveva già un’ottima squadra. È ancora più forte quest’anno, con innesti preziosi». Milan contro Juve. «Hanno un centrocampo forte, con Emerson e Vieira. Ma anche noi».
Il passato. «Tomasson? Un professionista. Ha fatto gol importanti quando ha avuto l’occasione. La rosa è ampia, lui ha capito la situazione e ha preferito andare via». Il futuro. «Eleftheropoulos? Ha la fiducia del Milan. Si sta adattando ai nuovi metodi di lavoro. Sheva? L’importante è che sia pronto il 28 agosto.

La squadra è collaudata, non servono rivoluzioni. Andremo in America senza Andriy, non so se con Gilardino, certamente con entusiasmo. Basta questo». Per ora. Si chiude.
Anzi no. Chiude lui, Adriano Galliani: «Mercato chiuso». Poi aggiunge: «Per ferie». E sorride.

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