Giocano i debiti del loro ateneo. E vincono

A Siena, il rettore dell’ateneo più indebitato d’Italia ce l’aveva messa tutta per rassicurare i suoi dipendenti. Appena si era sparsa la voce che il rosso di bilancio correva più veloce del rosso di una Ferrari, Silvano Focardi aveva mandato una lettera a tutto il personale per garantire che «la situazione è difficile, ma la stabilità dell’ateneo non è in discussione». Il problema è che quando si è saputo a quanto ammontava il rosso in questione (240 milioni tra debiti vari, mutui, contributi non pagati), nelle orecchie di molti docenti si era insinuata una pulce fastidiosa che continuava a ripetere: «La pacchia è finita».
È a questo punto che si è verificato un piccolo, strano miracolo culturale: improvvisamente gran parte dei grandi luminari dell’antico ateneo si sono tramutati in altrettanti viziosi scaramantici e nelle aule, anziché risuonare l’aulico toscano di Dante ha cominciato a circolare il pragmatico napoletano di Pulcinella. Un po’ è anche colpa del rettore Silvano Focardi il quale, illustrando il piano di risparmi per rientrare dall’abisso debitorio maturato sotto la precedente gestione, ha elencato i risparmi che sarebbero stati necessari nel prossimo futuro, anno per anno, in milioni: 17, 26, 32 e 37. E naturalmente c’è scappata la battuta: «Forse sarebbe il caso di giocarseli al lotto».
Vai a capire cosa passa per la testa di un manager. Sarà che è da poco stato assegnato il premio del Superenalotto più ricco di tutti i tempi (100 milioni, che in realtà non sarebbero bastati a cancellare il debito dell’ateneo), sarà che ultimamente a Siena il livello di autostima nelle proprie capacità di gestione non dev’essere ai massimi livelli. Sta di fatto che, stando a quanto riporta il quotidiano locale, La Nazione, un gruppo di consiglieri d’amministrazione ha preso Focardi in parola. Ha giocato i numeri del debito al lotto sulla ruota di Milano («Città degli affari facci il miracolo»). E se i conti dell’ateneo continuano a non tornare, perlomeno si sono affacciati i numeri dell’estrazione: 17, 26 e 32, un bel terno che ha fruttato qualche migliaio di euro.


E chissà che alla prossima riunione del consiglio d’amministrazione non si decida di ricorrere al lotto sistematicamente per rientrare dei debiti. In tal caso però, meglio consultare la smorfia: dopo 17 (disgrazia), 26 (maccheroni) e 32 (o’ capitone), si potrebbe puntare su 90, la paura (della bancarotta).

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