Di squadre e di città nella sua carriera d'allenatore ne ha girate tante. Partendo da Faenza, nell'83, per poi vincere tutto nei primi anni Novanta, con il Messaggero, nella sua Ravenna. E poi Ferrara, Macerata, Forlì, Atene, Vibo Valentia. Un lungo girovagare fatto di molti successi e di un solo neo: l'esonero nello scorso dicembre dalla guida del team calabrese. A coach Daniele Ricci quella bocciatura non è proprio andata giù. «Mi brucia ancora. Diciamo che, in questo senso, avrei preferito rimanere vergine».
Ricominciare da Milano. Una grande piazza, ma una società appena nata e in A2...
«Non è facile, ma qui c'è un progetto che guarda al futuro e non solo all'immediato».
Avvertite molta pressione?
«Per ora no. Di certo la sentiremo già alle prime difficoltà. Per questo bisogna pensare solo a giocare al meglio partita dopo partita. La risalita in A1, comunque, è un obiettivo alla nostra portata».
Di promozioni se ne intende anche Dragan Travica, miglior giovane nello scorso campionato di A2 con la maglia di Crema. È la stella della squadra?
«Dragan è giovane, ma ha tutte le qualità per imporsi ad alti livelli. Quest'anno avrà responsabilità che in una realtà come Crema non conosceva. Lì giocava libero da pressioni e condizionamenti, mentre qui a Milano avrà gli occhi di tutti puntati addosso».
Difficile dare un gioco a una squadra che non ha mai giocato insieme prima di oggi?
«Questo non mi preoccupa.
Le altre squadre. Qual è l'avversaria da battere per andare in A1?
«Una favorita non c'è. Forse Crema, Castellana Grotte e Santa Croce sono più temibili delle altre. Ma si vedrà più avanti».
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