Giochi, anche la dea bendata ora chiede nuove politiche

Giochi, anche la dea bendata ora chiede nuove politiche

Il 2012 si è chiuso per i giochi con una raccolta di circa 84 miliardi di euro, un +4,5 % rispetto ai circa 79 miliardi del 2011. Un dato sorprendente, commentano da Agimeg, Agenzia giornalistica sul mercato del gioco, ampiamente al di sotto delle aspettative. A giugno il mercato del gioco made in Italy segnava un +23,7% rispetto al primo semestre 2011 e quindi le stime per la fine dell'anno delineano un vero e proprio crollo nella seconda parte del 2012. Le proiezioni parlano di una spesa a fine 2012 di poco superiore ai 17 miliardi (circa -4% rispetto al 2011). All'Erario andranno circa 8,4 miliardi di euro (-2,9% rispetto agli 8,6 miliardi del 2011) a causa soprattutto dei nuovi giochi che hanno un forte payout, la percentuale di vincita per i giocatori. Secondo Agimeg, l'Erario perderà circa 250 milioni di euro. Tra i settori che soffrono c'è quello delle scommesse. «Dal 2008 - conferma Raffaele Palmieri, presidente di Sicon, Associazione che riunisce le imprese concessionarie delle scommesse sportive e ippiche - la spesa ha subito un calo, passando da 1.385 milioni di euro del 2008 ai 1.168 milioni del 2010, fino ai 902 milioni di euro nella prima parte del 2012. Il crollo dei ricavi dei punti vendita è da imputare alla presenza di una rete parallela non autorizzata che raccoglie oltre un miliardo di euro solo per le scommesse sportive. C'è poi il declino del gioco su base ippica, la cui raccolta nel 2012 è stata quasi un terzo di quella del 2011. Infine, la concorrenza di nuovi giochi che hanno ottenuto notevole successo di mercato». La crisi del settore rischia di avere un forte impatto sull'occupazione. «La rete di raccolta vive ai limiti della sussistenza economica e pertanto l'impresa taglia nei capitoli di spesa più alti: dipendenti e forniture di qualità. La riforma Fornero ha fatto il resto, imponendo forme contrattualistiche di lavoro onerose per l'impresa e non gratificanti per il lavoratore. Il nostro settore necessita di un contratto idoneo alle nostre esigenze». Palmieri ha accettato la proposta di candidarsi alle elezioni nelle liste dei Moderati in rivoluzione (Mir). «L'avvocato Giampiero Samorì, presidente del Mir, ha fatto una scelta precisa, nessuna presenza di ex deputati e senatori nelle proprie liste, di fatto va rinnovata la classe politica. Sono stato scelto tra dieci figure legate al mondo della imprenditoria, candidato per il collegio del Senato alla Campania, come rappresentante di categoria del mondo dei giochi pubblici. Il Mir è l'unico movimento politico che ha mostrato sensibilità concreta per il nostro settore, con proposte innovative, in particolare per l'accesso al credito».
Qual è stato, finora, il rapporto tra il settore e la politica?
«Il serbatoio erariale (12 miliardi di euro) dei giochi pubblici viene attinto ogni qualvolta vi è un'emergenza nel Paese; di contro il nostro settore non ha nessuna tutela sull'aspetto degli investimenti, della comunicazione, spesso negativa e deleteria, e della regolamentazione in ambito europeo. Confindustria, che raggruppa gli operatori più grandi, sfrutta il nostro settore e le sue enormi potenzialità in termini di indotto lavorativo per arricchire la propria sfera d'influenza, per interessi che, spesso, non sono specifici per la crescita e il consolidamento del settore. Ci ritroviamo pertanto a subire interventi normativi senza alcuna concertazione e con danni irreparabili in termini di competitività e di redditività delle imprese».
Se risultasse eletto, su quali tematiche solleciterebbe i primi interventi?
«Il primo passo è quello di far cessare ogni forma di offerta diversa da quella legale. Poi occorre avviare una rimodulazione dell'imposizione fiscale sul gioco fisico che passi attraverso una base imponibile rappresentata dal margine. Il nuovo regime dovrebbe portare la riduzione di circa un quarto del peso fiscale e la perdita per l'erario sarebbe marginale. Se ciò non viene fatto si determinerà una situazione in cui una consistente parte della domanda troverà soddisfazione al di fuori del circuito legale.

Riteniamo che bisogna veicolare tutto il gioco pubblico solo nella rete dei negozi di giochi pubblici dedicati e vietare il gioco nei punti vendita promiscui con altra attività prevalente, sicuramente meno attrezzati per impostare serie azioni di contrasto al gioco minorile e patologico».

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