Giochi Piano francese, un modello da imitare

Mi ero ripromesso di ritornare sul grande attivismo francese relativamente all’apertura del gioco, per il momento soltanto su Internet (inizio 2010), sia per le scommesse sui cavalli che per il gioco sportivo (calcio).
Il progetto francese mi pare ottimo, anzi straordinario, per il solo fatto che si preoccupa principalmente del cosiddetto pay out, cioè di quanto ritorna al giocatore, che viene portato ad un livello mai sino ad ora raggiunto (80% e oltre), ma non può non lasciare qualche perplessità su un aspetto, anche se al momento solo teorico, sul piano della concorrenza un domani ci fosse un allargamento per fare un esempio in Italia.
La Francia si è trovata costretta a questa apertura a seguito di una procedura di infrazione da parte della Ue, ma soprattutto quale conseguenza di un atteggiamento della magistratura interna, contraria al monopolio del gioco e delle scommesse in capo allo Stato (sentenza Zeturf del 10 luglio 2007). Esattamente l’inverso di quanto è accaduto in Italia con la famosa e ormai stracitata sentenza Placanica, che alla fine ha sancito la liceità del gioco e delle scommesse in capo allo Stato, confermando legittimazione all’applicazione di sanzioni penali in situazioni al di fuori delle procedure concessorie previste da leggi e regolamenti vigenti.
In via ipotetica nulla vieta che un domani vi possa essere un cambiamento di indirizzo da parte della magistratura italiana o viceversa da parte di quella francese. Ritengo, come ho già avuto modo di sostenere, che sia arrivato il momento di trovare una soluzione a livello comunitario che debba regolamentare la materia una volta per tutte e per tutti.
Soprattutto in considerazione di questo agitarsi francese che porterà ad inizio 2010 uno strumento per la raccolta del gioco in linea altamente competitivo e pericoloso aggiungo io, per il nostro sistema così come è strutturato attualmente. Nel frattempo noi continuiamo a baloccarci con le futili esercitazioni al Mipaf, su un fantomatico quanto impalpabile piano industriale, che comunque può accampare ad ogni riunione adesioni bulgare del 100% alle inutili e vacue proposte che ipotizzano un sistema quasi «celestiale» del tipo: volete che tutti gli abitanti del pianeta siano ricchi, belli, alti, occhi azzurri ed immuni da ogni malattia e pieni di soldi?
A banalità del genere non si può che rispondere: «condivido», perché l’alternativa è «non condivido». Ma il problema è poi come fare.

Non certo come appare dalla ultima propostina (perché buttata là con nonchalance), concreta, che alla fine taglia come al solito all’ippica, con la richiesta, molto meno celestiale, ma pragmatica, di una ulteriore riduzione del 3% degli scarsi introiti dell’Unire. Con un accenno di taglio anche al ministro Tremonti. Alla fine è sempre Pantalone a dovere pagare.

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