Roma - Son passati cinquant’anni da quando Ennio Flaiano fulminava «questo popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti e cognati». Le mogli, all’epoca, non andavano tanto per la maggiore. Oggi, in tempi di quote rosa, sono invece merce richiesta, soprattutto nelle liste elettorali.
Tanto da sfuggire al capestro della regola dei tre mandati, che il Pd si è dato: Anna Serafini (in Fassino), per dire, di mandati sulle spalle ne ha cinque, e fu già salvata dalla deroga (e dal marito, dissero allora i maligni) nel 2006. Ora è tornata alla carica, denunciando una «pulizia etnica» nei suoi personali confronti, e l’ha spuntata un’altra volta. Sarà ricandidata. Non c’è bisogno di deroga, invece, per Anna Maria Carloni (in Bassolino, cognome ingombrante di questi tempi), visto che la senatrice Pd ha fatto solo mezza legislatura. Idem per Linda Lanzillotta (in Bassanini). Tanto meno per Anna Chimenti, candidata veltroniana tutta nuova (e moglie dell’ex direttore di Tg1 e Stampa, Marcello Sorgi). Un’altra moglie in pole position è Sabina Ratti in Profumo (non John, quello dello scandalo britannico, ma Alessandro, quello di Unicredit). E poi c’è la sciura ambientalista Milly Moratti, moglie del patron dell’Inter (ma anche cognata, del sindaco Letizia).
Altra categoria fortemente rappresentata, nelle rose di candidature Pd, è quella delle «vedove»: Calipari, Fortugno, D’Antona (Olga è tornata a casa, dopo una breve puntata in Sinistra democratica). Forse anche Coscioni, in quota radicale. Ha invece serenamente declinato, con grande eleganza e umiltà, la dolcissima Mina Welby, vedova di Piero: «Non credo ne sarei capace». Rara avis, e forse è un peccato che lo sia proprio lei.
Poi ci sono i «figli»: Matteo Colaninno, naturalmente. Ma anche Marianna Madia, che Veltroni ha voluto capolista nel Lazio, orfana di Stefano, consigliere comunale di una lista civica pro-Walter. Se poi valesse la categoria delle ex fidanzate (ma che si sappia non vale), potrebbe vantare un flirt in altissimo loco, nientemeno che con il figlio del Presidente della Repubblica. In Emilia Romagna è pronta a scendere in pista Livia Zaccagnini, figlia dello scomparso leader Dc e attuale presidente dell’Assemblea costituente regionale del Pd. Bianca Berlinguer ha cortesemente declinato l’offerta (che peraltro le viene rinnovata a ogni elezione). Mentre un altro figlio corteggiato sarebbe Bobo Craxi: i Socialisti di Boselli correranno soli, dopo che il Pd ha rifiutato l’apparentamento, ma Veltroni è ancora convinto di poter attirare a sé alcuni esponenti, tanto da aver confidato di voler tenere sei posti liberi per loro. In Abruzzo potrebbe candidarsi Marco Alessandrini, figlio del giudice massacrato da Prima linea.
In quota «fratelli» potrebbero invece approdare in Parlamento Maria Falcone e anche Luigina Di Liegro, sorella dello scomparso don Luigi, celebre capo della Caritas romana. Davvero sottostimata, invece, la categoria «generi». Al momento se ne conta uno solo, pronto a scendere in pista nel caso (incerto) che il Pd glielo chiedesse. È Gregorio Gitti, marito della figlia di Giovanni Bazoli, presidente di Intesa-SanPaolo.
Caso a sé quello di Sandra Zampa: niente legami di sangue, ma ormai fa parte della famiglia
allargata di Prodi, che segue devota anche a Messa e in vacanza. Caldeggiata dalla signora Flavia prima per l’ufficio stampa di palazzo Chigi, ora per la lista Pd. Il suo «ideale» di riferimento, dice, è Tina Anselmi. Auguri.