Il giornale di Bocchino nei guai Palazzo Chigi: governo estraneo

Bocchino ce l'ha con tutti, ma da mesi il suo quotidiano non paga gli stipendi dei giornalisti. Il falco del Fli aveva accusato l'esecutivo di penalizzare il Roma

Il giornale di Bocchino nei guai 
Palazzo Chigi: governo estraneo

Roma - A sentire Bocchino, do­menica sera a In Onda su La7 più che mai scatenato contro il direttore del Giornale Alessan­dro Sallusti, il quotidiano parte­nopeo Il Roma sarebbe nel miri­no di palazzo Chigi perché vo­ce antiberlusconiana. Il caso è stato sollevato perché il brac­cio destro di Fini, come un di­sco rotto, ha preteso per buona parte della puntata che Sallusti rivelasse l’ammontare del suo stipendio. «Tanto - ha risposto Sallusti - Ma Bocchino si preoc­cupi invece dei salari dei gior­nalisti del Roma, da mesi senza paga». Già, perché la situazio­n­e del giornale vicino ai Bocchi­no infatti naviga in pessime ac­que; la cooperativa che lo edita continua a chiudere i bilanci in rosso fuoco; e redattori non vengono pagati. La società dà la colpa al governo: nel 2009 so­no stati congelati 2 milioni e mezzo di euro come finanzia­mento pubblico dal Diparti­mento per l’editoria. In pratica la stessa tesi cavalcata l’altra se­ra da Italo la cui moglie, Ga­briella Buontempo, figura tra i membri della cooperativa pa­drona del quotidiano. In so­stanza, dice Bocchino, per mo­tivazioni politiche Berlusconi chiude i rubinetti a chiunque osi dare voce a chi lo criti­ca. Ma al falco futuri­sta ieri, con una no­ta ufficiale, ha ri­sposto diretta­mente palazzo Chigi. «Non c’è stato alcun bloc­co dei contributi ma la semplice e dovuta osservanza delle indicazioni del­­l’Autorità per le garan­zie nelle comunicazioni e del­la commissione tecnico-con­sultiva per l’editoria», si legge nella precisazione. Non solo: «Palazzo Chigi precisa che l’erogazione dei contributi alle imprese editoriali... è disposta sulla base di procedure fissate dalla legge e dai regolamenti di attuazione, che stabiliscono ed indicano tassativamente sia i requisiti che le imprese devo­no possedere per accedere ai contributi, sia la misura degli stessi, sia le cause ostative, per cui non vi è alcuno spazio di discrezionalità per il Dipartimento per l’informazione e l’editoria». Vale a dire: se il contri­buto non è arriva­to è perché non poteva arrivare, non perché il go­verno non ha volu­to. «Per tutte le testa­te- si spiega nel comuni­cato - l’Autorità per le garan­zie nelle comunicazioni è chia­mata ad esprimersi sull’assen­za di circostanze ostative. In re­lazione all’anno 2009 l’Autori­tà ha inteso - per il Roma come per altre testate- effettuare ulte­riori verifiche circa la sussisten­za di situazioni di controllo e collegamento con altre impre­se richiedenti contributi ( situa­zioni che per legge sono ostati­ve all’erogazione delle provvi­denze) demandandole al nu­cleo speciale della Guardia di finanza».

Questo per quanto riguarda i contributi del 2009.

Per l’anno precedente, invece, «l’istrutto­ria concernente “il Roma”, lun­ga e tecnicamente complessa ­si legge sempre nella nota del governo - , ha visto altresì la ne­cessità di un parere, richiesto dal Dipartimento all’Avvocatu­ra dello Stato, che ha consenti­to di erogare “ allo stato degli at­ti” il contributo. Quindi non c’è stato alcun blocco dei contribu­ti ma la semplice e d­ovuta osser­vanza delle indicazioni dell’Au­torità per le Garanzie nelle co­municazioni».

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