Non c’è più dubbio. Il giornalismo, soprattutto quello d’inchiesta, si conferma un mestiere difficile, in continua trasformazione e soprattutto sempre più pericoloso. Basta chiederlo ai 125 reporter di tutto il mondo che al 1 dicembre del 2008 sono in carcere, colpevoli soltanto di aver denunciato scomode verità su giornali e periodici in Paesi dove la libertà di stampa è un lusso difficile da conquistare.
Brutto record. L’informazione ondine, in particolare, ottiene un singolare e poco invidiabile primato: per la prima volta il numero di giornalisti incarcerati che fanno informazione online ha superato quello di coloro che usano i media tradizionali. È quanto ha scoperto il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj). Al 1 dicembre ci sono un totale di 125 giornalisti incarcerati (due in meno rispetto al 2007), 56 dei quali lavorano online, come i blogger o gli editor sul web. «Solo» 53 di loro sono fotografi o giornalisti della carta stampata, mentre i restanti 16 sono giornalisti radio-televisivi.
Pericolo cinese. Un altro triste primato appartiene alla Cina. Per il decimo anno consecutivo è il Paese con il maggior numero di giornalisti incarcerati. A seguire ci sono Cuba, Myanmar, Eritrea e Uzbekistan. Tutti paesi dove, secondo l’organizzazione Usa Freedom House, la libertà di stampa è seriamente a rischio.
Il futuro.
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