Caro Granzotto, il giorno precedente al mesto ritorno a casa dopo le ferie, ho letto sul nostro Giornale dello «sputtanamento», mi si passi il termine, di quel fighetta di Furio Colombo: il giornalista di Nesweek Jacopo Bigazzi esiste. Non solo, ma abbiamo anche la sua foto. E adesso, dopo questa tremenda figuraccia, Colombo reciterà il mea culpa e la sinistra riconoscerà la sempre sottolineata autorevolezza di Nesweek?
Ma figuriamoci, caro Fabbricini! Non si usa, fra i «sinceri democratici», riconoscere daverla fatta fuori dal vaso. Essi si piccano daver infallibile mira (caso mai è il vaso che non sta al posto suo) e dunque su Jacopo Bigazzi non cederanno dun passo: non esiste un giornalista di tal nome e larticolo pubblicato da Newsweek è nientaltro che un raffazzonamento di inesattezze e di cretinate. Solo le menti più lucide della sinistra - fra le quali si segnalano, per sfavillio, i «repubblicones» - battono unaltra strada. Non sostengono che Newsweek racconti balle, ma che, per inadeguatezza linguistica, a quei beoti dei giornalisti italiani non accasati a Largo Focchetti è sfuggito il senso dellarticolo. «Newsweek e gli elogi a Berlusconi? Leggete meglio...» ghigna uno dei «repubblicones» dal cervello extra large: «Il tanto strombazzato articolo di elogi a Berlusconi era in realtà pieno di ironia e dubbi sulla tenuta dello show alla prova dei veri problemi economici. Ma si capisce che nella traduzione dellItalietta dei media lironia e i dubbi si sono persi per strada». Insomma, masticando male linglese, dellarticolo di Newsweek la stampa dellItalietta non ha capito un tubo. Al contrario della Repubblica, campione dellItaliona e dove dal direttore ai fattorini è tutto uno spichingliscche Beppe Severgnini può andare a nascondersi.
Ma non basta. Dopo aver fornito la lettura autentica di Newsweek, lesegeta di Largo Focchetti passa a dimostrare che non ci son santi né Bigazzi: lAmerica è antiberlusconiana da cima a fondo. E ne porta le prove: «In un lungo viaggio negli Stati Uniti, da una costa allaltra - egli scrive - lunico estimatore di Berlusconi incontrato era un anziano professore un po razzista». Tutti gli altri «erano antiberlusconiani convinti», e sottolineo convinti. Da costa a costa degli Stati Uniti sono cinque-seimila chilometri e anche più, dipende dallitinerario. Nel viaggio, incontri un sacco di persone, cameriere di bar, portieri di motel, camionisti in sosta in qualche sperduto «Baghdad Café», addetti ai distributori di benzina, autostoppisti e, naturalmente, anziani professori un po razzisti. Non faccio pertanto fatica a immaginare la quantità di gente alla quale leditorialista della Repubblica ha posto la fatidica domanda: «Scusi, lei, cosa ne pensa di Berlusconi?». Sulla valenza dellindagine niente da dire.
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