La giornata nera dei Vip «bruciati» dall’emergenza-vulcano

Forse hanno ragione le compagnie aeree americane, che con i viaggiatori disperati si sono giustificate così: «È un atto di Dio». E come tale non guarda tratta, anzi maltratta, allo stesso modo il ragionier Fantozzi in partenza per le agognate ferie e il capo di Stato orfano del volo di Stato. Il vulcano islandese dal nome impronunciabile si è trasformato, alla Totò, in una «livella» del modo di viaggiare di celebrità, cineasti, musicisti, sportivi, politici. Tutti a terra, tutti in cerca di un «piano B» per arrivare a destinazione, quasi sempre miseramente fai-da-te.
L’Oscar della iella va al cancelliere tedesco Angela Merkel che di ritorno dagli Usa, ha fatto una tappa forzata venerdì a Lisbona, ieri è riuscita a volare fino a Roma e da qui ha intrapreso una via crucis verso la Germania in autobus, come una pellegrina qualunque di ritorno dalla visita al Vaticano. Peggio, anzi. Perché lei ha rimediato anche una sosta di un’ora per una foratura sull’A1. Il premio speciale della critica per le tasche bucate va invece a John Cleese, l’attore inglese del gruppo Monty Python che ha sostituito il volo Oslo-Bruxelles con una corsa record in taxi, staccando alla fine un assegno da 3.800 euro.
Nastro d’oro per la (poca) sportività a Liam Gallagher: il cantante degli Oasis, bloccato in Florida con la famiglia, avrebbe eruttato più lapilli del vulcano, inferocito perché costretto a rinunciare alla poltroncina allo stadio per il derby Manchester United-Manchester City.
Foltissima e variegatissima la schiera dei «non premiati», reali inclusi, che si sono semplicemente adattati a restare a terra.
Salvo giocare d’anticipo, come il ministro Giulio Tremonti, che è partito prima del previsto lasciando il vertice dell’Ecofin riunito a Madrid, disertato dai rappresentanti della Cina invitati. O fare come il premier Silvio Berlusconi che ha dato forfeit alla Fiera internazionale di Hannover: toccherà al ministro Claudio Scajola sorbirsi il viaggio in auto.
Il «mostro» di polvere lavica ha lasciato a terra anche alcune teste coronate del Vecchio Continente. Dai nobili che intendevano andare a Belgrado, dove i principi Alessandro e Caterina di Serbia stanno organizzando la festa a Palazzo Reale per i 70 anni di Ira Fürstenberg al principe Carlo d'Inghilterra costretto a rinunciare a presenziare ai funerali del presidente Leck Kacziynski a Varsavia. Non sarà in Polonia con altri assenti illustri, da Barack Obama alla stessa Merkel al premier spagnolo Zapatero a Sarkozy, mentre il presidente della Repubblica Ceca, Vacla Klaus, andrà in treno e il presidente sloveno, Danilo Turk, in auto.
Nel mondo dello spettacolo non poteva mancare una «attira calamità» come la cantante Whitney Houston, in tournée in Europa, che ha dovuto rinunciare a volare in prima classe e si è ridotta a imbarcarsi su un traghetto per rispettare gli impegni di una performance a Dublino. La nube ha messo in crisi persino il mondo della musica classica e leggera anche dall'altra parte dell’Atlantico: niente concerti sia alla «Carnegie Hall» e al «Metropolitan Opera» di New York, con i musicisti bloccati in Olanda, Germania, Svezia; mentre sulla West Coast è andato in tilt il celebre festival di Coachella, con la band inglese dei Cribs che ha dato forfeit «per ceneri».
In crisi da mancanza di ali infine il mondo dello sport. Semaforo rosso per gli azzurri della ginnastica artistica bloccati a Linate in attesa di partire per i campionati europei di Birmingham. Mentre gli azzurri del tiro a volo sono fermi a Fiumicino: dovevano decollare per la Coppa del mondo in Cina.

A Parma è ferma la squadra di football americano dei Panthers, che ha chiesto il rinvio dell'incontro di Efarf Cup contro il Barcellona. La vittima più paradossale però è Richard Branson: l’uomo che porta i turisti nello spazio è rimasto a terra.

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