Laura Rio
da Milano
Altro che giorni da leone. In Rai sono giorni da iene. Le lotte politiche che furoreggiano intorno al cambiamento delle poltrone si stanno riversando sui palinsesti. E si trasformano in accuse, ripicche, scaricabarile ed esternazioni di antichi odi. Ieri la prima dimostrazione: il flop della fiction Giorni da leone 2, andata in onda martedì sera su Raiuno, ha scatenato un gioco al massacro tra i vari responsabili. La prima puntata della serie interpretata da Luca Barbareschi e Lucrezia Lante della Rovere (costata 6 milioni di euro) ha avuto uno share di appena il 12,16 per cento, un risultato ridicolo per una programma di prima serata dellammiraglia Rai. Tanto che è stato deciso di toglierla subito dal palinsesto: la seconda puntata sarebbe dovuta andare in onda stasera: viene sostituita da una replica di Bartali. A farla da padrone martedì è stata la fiction di Canale 5 Lonore e il rispetto con Gabriel Garko, e Virna Lisi, che ha raggiunto uno share del 25,60%.
Ad aprire il fuoco ieri sono stati il direttore di Raifiction Agostino Saccà e il protagonista, Barbareschi. A cui ha risposto piccatissimo il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce. Il primo ha in sostanza accusato i vertici del primo canale della Tv pubblica di aver programmato male la serie, a suo giudizio «un buon prodotto, una commedia leggera che si è trovata in condizioni molto difficili... io non ero daccordo con la data di messa in onda e lavevo anche scritto». Molto più duro Barbareschi: «Il signor Del Noce, che non ha mai visto cosa manda in onda, ha mandato al massacro un prodotto costato alla Rai oltre 12 miliardi di vecchie lire». L'attore-regista-produttore, che si considera un «epurato della sinistra al governo» va giù pesante: «Siccome non ho santi in Paradiso, vorrei sapere perché adesso a settembre non hanno messo una produzione di Degli Esposti o di Bixio, che sono della Margherita e dei Ds. Sono veramente stanco di vedere che il ministro Gentiloni quando sceglie un consulente sceglie Maurizio Costanzo, a cui ho spiegato io cos'era il digitale, dieci anni fa, e forse ancora non l'ha capito. Sono stufo, ho 50 anni. Per fortuna lavoro anche fuori, in nessuno Paese al mondo si lavora così». Barbareschi ricorda il caso di un'altra sua fiction, Una vita in regalo: «Del Noce, che è una vita che mi boicotta, aveva tentato di massacrarla, la mandò in onda a Natale. Dovetti battermi come un leone per far sì che fosse pubblicizzata. Io gli ascolti li faccio e li ho sempre fatti». E denuncia il fatto che «la fiction non è stata pubblicizzata bene». Lattore è un fiume in piena: «In pieno governo di centrodestra ho avuto il coraggio di fare un film come Il trasformista, che ancora oggi in Rai non va in onda e che raccontava i malcostumi del centrodestra».
Del Noce risponde a muso duro: quella fiction era semplicemente brutta. «Barbareschi - replica infatti - dovrebbe sapere che quando un prodotto raggiunge uno share di appena il 12 per cento su Raiuno è indifendibile e dimostra di essere inequivocabilmente rifiutato dal pubblico». «Ieri - spiega - la programmazione era da manuale: fiction contro fiction come avviene da anni nella competizione con Canale 5. Se Giorni da leone ha fatto solo il 12 per cento è per la debolezza del prodotto, battuto anche dal film Due nel Mirino trasmesso su Rete 4 alla dodicesima replica. Se il prodotto fosse stato trasmesso quando la programmazione è ancora più avanzata il risultato sarebbe stato probabilmente ancora peggiore». Infine «Barbareschi delira quando dice di non essere stato informato della messa in onda. Il prodotto è stato pubblicizzato molto più di altre fiction».
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