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Un giorno a casa di Bing eroe del pianeta Under 5

I segreti del cartone-influencer che insegna ai bimbi come diventare adulti. E viceversa

In quel palazzo vittoriano vicino al mercato di Camden, nell'Ottocento costruivano i pianoforti più belli del mondo. L'aspetto resta lo stesso, ma la modernità vuole che ora sia diventato la casa di uno degli influencer più popolari del pianeta. Sembra un coniglietto, eppure nel suo essere un cartone animato è tutto quello che un bambino è, e vorrebbe essere, per diventare un adulto consapevole. Questione di accordi, insomma, questa volta dell'anima.

Bing è un influencer che ha numeri che fanno impressione: oltre 5 miliardi di visualizzazioni su YouTube nel mondo, 1,2 miliardi solo in Italia. E poi: più di 5 milioni di libri venduti, oltre 3 milioni di giocattoli che lo vedono protagonista nelle case del pianeta. Sarà pure, per qualcuno, un pupazzo: è invece un bambino di 3 anni che fa sembrare un bamboccio perfino Cristiano Ronaldo. Nato dalla penna dello scrittore americano Ted Dewan, è dappertutto. Ha ricevuto pure un trofeo per la scrittura di solito dedicato ai Tv Drama, perché Bing sbaglia e apprende come potrebbe fare qualsiasi bambino dopo i 2 anni.

IL PROGETTO PSICOLOGICO

Bing trasmette la sua conoscenza attraverso un preciso meccanismo studiato per oltre sette anni da quelli di Acamar Films, la casa di produzione guidata da Mikael Shields che ha trasformato un'idea in un fenomeno planetario: «È stata una ricerca lunga, psicologica e pedagogica, e ora Bing è al top in 150 diversi parametri. I personaggi intorno a lui rappresentano uno schema che funziona in tutto il mondo e le puntate della serie durano circa 7 minuti in tempo reale: 7 minuti della vita quotidiana di un bambino di quell'età, che affronta i primi piccoli drammi della vita ed ha qualcuno vicino a lui che gli spiega come superarli. Flop, per esempio, l'amico paziente ed equanime: è come se Maria Montessori fosse dentro di lui». Questa insomma è la chiave: dare ai bambini un'educazione trasmettendola anche ai genitori. «Bing è rivolto alle famiglie, insegna a reagire alle normali disavventure dei più piccoli senza creare loro uno choc: Flop non si mette a strillare per sedare un capriccio, così come spiega cosa fare, o non fare più, dopo che magari Bing è caduto dall'altalena o si è fatto la pipì addosso».

IL PAPÀ DEI TELETUBBIES

Shields, 61enne scozzese e senza figli («Ne ho milioni però», dice ridendo) sul tema è un'autorità: quando lavorava alla BBC, anni Novanta, convinse l'azienda a investire milioni di sterline sui programmi per l'infanzia: nacquero, tra gli altri, i Teletubbies. Ha anche seguito lo sviluppo e gli investimenti, sempre per conto della BBC, della serie Wallace&Gromit, che da film ha vinto un Oscar, e quando aprì il suo studio indipendente Acamar Films appunto selezionò con il suo team tre progetti su una rosa di 600: Peppa Pig (proprio quella), Gruffalo (best serie in Gran Bretagna) e quindi Bing. «Me ne andai dalla BBC dopo il solito ribaltone politico, ma da quella esperienza ho portato il metodo di gruppo basato su competenza e fiducia. Ad Acamar Films funziona così». Partiti in una quindicina, oggi in quell'edificio di Londra lavorano 98 dipendenti, e per produrre ogni serie di Bing si spendono 360mila sterline ad episodio, per ognuno dei quali vengono impegnati 23 scrittori esterni, 5 interni, 3 insegnanti Montessori, 2 educatori americani, e professionisti inglesi delle lingue specializzati negli errori di pronuncia («I piccoli li fanno: abbiamo dovuto convincere la BBC, che trasmette Bing, a consentirli per renderlo più autentico. Tanto se lui sbaglia, arriva Flop a correggerlo»). E, ancora, ci vogliono almeno tre anni per una serie, ed uno dei perché basta chiederlo a Nikica Markot-David, Chief Production&Editorial Officer, di madre croata e padre inglese: «Ogni episodio è uguale in tutto il mondo: quel che cambia è la parte vocale, che va adattata a lingue e culture. Bing è doppiato dai bambini per i bambini, e per ogni Paese studiamo intonazioni, pause, respiri, sospiri. Tutto deve restare come nasce in inglese». Dettagli, minimi: Bing per esempio è scuro «perché è più visibile e cattura maggiormente l'attenzione»; e non ha mamma e papà: «Noi delle grandi città afferma Mikael - non immaginiamo come vivono certi bambini in centri più piccoli: magari sono senza genitori, oppure ne hanno uno solo, o ancora appartengono a famiglie numerose e abbandonati a loro stessi. Il messaggio di Bing deve arrivare senza escludere nessuno».

Tutto, dunque, ha un senso: l'ambiente art déco americano dei libri originali, un po' senza tempo, la radio con l'antenna che è un evergreen anche in era di smart speaker. E poi il target 2-5 anni: «Quello che fai a quell'età difficilmente poi lo ricordi, eppure insegna: studi dimostrano che chi acquisisce resilienza emozionale prima dei 5 anni, da grande eccelle nelle materie scientifiche. Perché sa superare i problemi più difficili». Grazie anche, spiega Shields, al fatto che in quella fase dell'esistenza gli obbiettivi sono due: imparare a parlare e andare oltre i primi inconvenienti della vita. «È l'età della ripetitività: un comportamento istintivo per apprendere. Ci sono bambini che vedono un episodio 50 volte prima di passare a uno nuovo».

RIPETERE ED EMOZIONARE

Questo è il segreto di Bing, dunque, ma in effetti ce n'è un altro: «Quando ero più giovane mi innamorai pazzamente di una ragazza con cui vissi un anno di grandi emozioni. Quando finì ero depresso e triste, e non volevo più lavorare: la mia terapia fu cominciare a leggere libri sull'educazione, su come si creano emozioni, su come si comportano gli esseri umani. Entrai in profondità con 150 titoli diversi in due anni, arrivai a conoscere Pia Melody, che ha un centro di riabilitazione dalle dipendenze in Arizona conosciuto come The Meadows Model. Mi ha insegnato che bisogna sempre dire la verità ai bambini, a non far provare loro vergogna, a non interferire, a coccolarli come si deve, a dare disciplina regolare. Questo insegna che il nostro compito non è di proteggere, ma di drammatizzare nella maniera giusta».

Quello che in pratica fa Flop con i suoi amici. E quello che impara Bing per trasmetterlo all'umanità sotto i 5 anni, che poi è una missione che va oltre al guadagnare milioni di sterline: «Adattiamo la qualità del contenuto al massimo possibile per ogni Paese. Che sia 4K o neanche Hd, quello che va bene per la nostra audience, va bene anche per noi». Ed è poi, in fondo, quello che va bene a Bing, non altro che una semplice verità: «Nella vita non si smette mai di imparare...

».

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