Il giorno dei Santi non è Halloween Scola: «Visitate i morti»

Altro che Halloween, tutti al cimitero dai nostri cari morti. L’arcivescovo, Angelo Scola, non cita zucche infuocate né dolcetti e scherzetti, ma è davanti agli occhi il confronto tra il tradizionale, sereno culto dei morti cristiano e la festa degli spiriti, con mascherate rubate a Frankenstein, Dracula e ai film horror.
Scola parla del Paradiso, del libro dell’Apocalisse che apre uno squarcio sul luogo della definitiva vittoria sulla morte: «In Paradiso nulla potrà sconfiggerci». In Duomo, nell’omelia di Ognissanti, ricorda il «legame di fraternità tra noi e con i nostri cari passati all’altra riva: è il mistero della comunione dei santi».
Ottime, confortanti ragioni per andare in visita a campisanti e sepolcri. Scola dà il buon esempio già ieri pomeriggio con i Vespri al Cimitero monumentale e poi in visita sulle tombe del suo maestro di gioventù, don Luigi Giussani, e dello scrittore cattolico Alessandro Manzoni. Un aiuto a riconoscere «il senso della vita», senza ricorrere «a magìe e metodi astrusi».
È il primo di quattro appuntamenti con cui l’arcivescovo commemora i Defunti. Questa mattina alle 10 sarà in sant’Ambrogio per l’Eucaristia per i defunti di tutte le guerre, alle 15 e 30 sarà la volta del Cimitero maggiore di Musocco. Infine oggi pomeriggio alle 17 e 30 celebrerà in Duomo, nel cuore del salotto cittadino.
Il Credo cristiano, quello che i fedeli cattolici recitano in chiesa ogni domenica, culmina nella proclamazione della risurrezione dei morti e della vita eterna. Credere nella resurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede cristiana fin dalle origini. «Per questo, perché speriamo con speranza certa in un futuro di gloria, non per una nostalgia del passato, visitiamo i cimiteri» proclama Scola dal pulpito. Insiste: «I nostri cari ci hanno preceduto e ci attendono sull’altra riva. Là, beati, li rivedremo».
Una prospettiva allegra. Scola conosce fin troppo bene le obiezioni: «Queste preziose convinzioni della nostra fede non sono favole, non sono miti per gente pusillanime che avrebbe terrore della morte». Ricorda la dottrina della Chiesa sulla comunione dei santi, che non sono solo i grandi nomi sugli altari ma - secondo la tradizione più antica - tutti i battezzati che vivono in pienezza il dono ricevuto e «anche i tanti santi anonimi tra cui ci sono sicuramente nostri cari trapassati».
Allora al Cimitero, a pregare per le anime dei nostri morti ma anche a chiedere la loro intercessione: «Eleveremo per i nostri cari defunti speciali preghiere di suffragio, ma loro stessi tendono le loro mani e così ci assicurano compagnia intensa e quotidiana».
L’aldilà per la Chiesa esiste eccome e il soprannaturale, la vita eterna lasciata fuori dalla porta a volte, per esempio ad Halloween, rientra dalla finestra. Come recita un noto aforisma, chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto. Inclusi maghi, fattucchiere, oroscopi, zucche e spiriti.
Niente paura, sembra dire il cardinale. Cita San Paolo: «Se Dio è con noi, ci sarà contro di noi?». Ricorda l’enciclica Spe salvi di Benedetto XVI: «La speranza, la virtù bambina che tiene per mano le sorelle maggiori, fede e carità, nasce da un’esperienza di grande gioia.

E quale gioia è più grande di quella che la Chiesa oggi ci propone col mistero della comunione dei santi? Esso ci apre alla speranza certa della risurrezione del nostro vero corpo, della nostra vita definitiva». Al cimitero sì, ma in allegria.

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