PalermoÈ morto nel palazzo maledetto. Nello stesso stabile nel salotto di Palermo, in cui 12 e 18 anni fa sono state uccise due donne, una nobildonna figlia di armatori e una giovane modella che saltuariamente si prostituiva.
È un giallo dai contorni sfocati la tragica fine dell'oculista palermitano Giovanni Cascio, 55 anni, molto conosciuto in città, trovato ieri mattina sulle scale con il cranio fracassato nel suo appartamento di via Mariano Stabile 172. Il corpo senza vita del medico è stato scoperto dalla moglie Vera, un architetto di origini inglesi, vent'anni più giovane del marito, con la quale l'uomo si era appena separato. È stata lei a dare l'allarme. «L'ho trovato morto questa mattina davanti alla scala. Aveva la testa piena di sangue e non dava segni di vita...», ha detto agli investigatori. I carabinieri hanno però dei dubbi. Ieri per tutto il giorno hanno ispezionato la casa alla ricerca di ogni piccolo dettaglio che possa spiegare cosa sia successo. Il magistrato che coordina le indagini a questo punto aspetta i risultati dellautopsia. Bisognerà capire se la caduta sia stata o meno accidentale. Conclusione a cui potrebbero contribuire anche le analisi tossicologiche per accertare se Cascio avesse assunto alcol o qualcosaltro prima della morte.
La sua vita coniugale, la separazione tormentata dai litigi, lasciano aperte inquietanti ipotesi. Cascio che aveva un figlio di sei anni con l'architetta inglese sposata in seconde nozze - ne ha anche uno più grande, di vent'anni avuto con la prima compagna - due giorni fa era stato in tribunale per l'udienza di separazione. I due vivevano divisi nello stesso appartamento nel quale spesso avvenivano litigi anche violenti, tanto che i vicini di casa in più occasioni, temendo il peggio, avevano chiesto l'intervento della polizia. La morte di Cascio, secondo una prima ricostruzione fatta dai carabinieri, potrebbe essere avvenuta la notte tra martedì e mercoledì: il professionista si sarebbe alzato e scendendo le scale interne dell'appartamento sarebbe caduto battendo violentemente la testa.
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