Il giorno della Moratti

«Lavoreremo per azzerare il numero dei clandestini in città». É l’affondo che fa salire più in alto l’applausometro del Teatro Nuovo. Letizia Moratti presenta i cento punti del programma per i prossimi cinque anni a Palazzo Marino e ribadisce la linea del «no agli irregolari e sì a chi si vuole integrare». Uno slogan che piace alla Lega. Non c’è il senatur Umberto Bossi ma sul palco prima del sindaco sale il capogruppo e capolista del Carroccio Matteo Salvini, per saldare il patto con il centrodestra. La Lega è «convintamente al fianco di Letizia» ribadisce «e nonostante qualche divergenza nel corso degli anni. Ma siamo fianco a fianco ognuno con la propria identità. In questi anni ogni tanto abbiamo avuto toni diversi ma ci ritroviamo insieme a scorno della sinistra. Non riusciranno a dividerci». E suona strano dal lumbard che per cinque anni ha fatto in aula il consigliere di opposizione e di governo, ma agli esponenti del Pdl e delle liste alleate che riempiono la platea rivolfe l’«invito a non fare polemiche in questo mese ma a parlare di temi concreti, l’obiettivo è vincere subito», anche «con i tanti che porterà in dote la Lega». Non è al Nuovo, ma anche il ministro lumbard Roberto Maroni davanti ai microfoni di SkyTg24 assicura che «la Moratti vincerà le comunali al primo turno» e rimbalza l’ipotesi di un ballottaggio con il candidato del Pd, «sono 14 i sindaci in corso, non so perchè dovrebbe essere Giuliano Pisapia il competitor. Ma il problema non si porrà nemmeno».
«Non basta un mandato per completare il lavoro» e la Moratti dal palco elenca gli obiettivi dei prossimi 5 anni, dalla sicurezza alle politiche per il verde che - chiarisce - «non sono appannaggio della sinistra». Ma il primo impegno è stampato in cima al libretto che verrà distribuito alle famiglie: «Anche per i prossimi cinque anni non ci sarà nessun aumento di tasse e tariffe». Sebbene Milano già non abbia introdotto l’addizionale Irpef come altri Comuni e ha il costo dell’acqua e dei mezzi pubblici più basso delle altre grandi città italiane.

Vuole «raddoppiare il numero degli anziani che rimarranno nelle loro case» e «aiutare le donne a conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia». E raccoglie la sfida del premier Silvio Berlusconi, che assegna al voto nel capoluogo un valore nazionale: «Milano è sempre stato un laboratorio politico».

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