Politica

Un giorno da Papa

Un seminario di studio tra Bush e la Comunità di Sant’Egidio è un fatto molto inusuale. Poi c’è la sensazione che Bush sia venuto a Roma non tanto per un incontro bilaterale con il governo italiano, che infatti ha avuto uno svolgimento rituale e «leggero», quanto per siglare un accordo «pesante» con Benedetto XVI. I commentatori hanno colto l'anomalia del primo evento, ma senza riuscire a spiegare di cosa si trattasse, e un po' meno la rilevanza del secondo. Senza pretendere di alzare tutto il velo che copre le delicate relazioni tra Impero e Papato provo ad ipotizzare cosa stia succedendo perché mi è sembrata una svolta di enorme rilievo.
Negli anni '80 Karol Wojtyla e Ronald Reagan collaborarono strettamente per la destabilizzazione dell'Impero sovietico, sostenendo i movimenti di libertà nelle sue province, in Polonia l'innesco. Ma negli anni '90 le strategie del Vaticano e dell'Impero mostrarono una sostanziale divergenza. Giovanni Paolo II perseguiva il progetto di unire tutte le tre grandi aree della cristianità: cattolici, protestanti ed ortodossi. Il «perimetro occidentale», implicitamente definito da Wojtyla, includeva la Russia, l'America Latina, ecc. Era cioè un occidentalismo universalista con enfasi sulla politica dell'inclusione. Washington, invece, ne perseguiva uno imperiale e più ristretto, che escludeva per esempio la Russia - con enfasi sulla politica dell'influenza e del condizionamento. Durante l'Amministrazione Clinton (1992-2000) il problema non emerse perché l'America, semplificando, si ritirò di fatto dagli affari globali. Ma quando Bush ci tornò con la necessità pressante di segnalare che non c'era un vuoto nel governo americano del mondo, trovò un Papato - silenziosamente, ma sostanzialmente - contrario alla politica della spada. Nel 2001 e 2003 ci furono momenti in cui l'Imperatore ebbe la tentazione di farsi Papa per rafforzare la spada unendola alla croce. E momenti in cui Roma dovette fare geopolitica in proprio mettendo la croce contro la spada. Questa rottura non fu mai aperta, ma ci fu. Ora, secondo me, il Papa ha realizzato, in base ai preoccupanti fatti in corso, che la cristianità ha bisogno di un Impero che la difenda o che comunque agisca senza metterla in difficoltà, convergendo. E l'Imperatore ha colto che senza l'aiuto di Roma non va da nessuna parte. Quale sia la nuova convergenza non si sa ed è meglio non esagerare con le ipotesi in questa materia, ma sicuramente c'è. Più chiaro, invece, è il significato dell'incontro tra Bush e Sant’Egidio. Questa comunità cattolica di volontariato gestisce una enorme rete di diplomazia riservata, per fini umanitari, in tutta l'Africa, ed oltre, compresa quella islamica, con una credibilità ed influenza senza pari. Il Papa mai potrà concedere sostegni aperti all'Impero anche per tenere separati Stato e Chiesa, massima priorità per Roma, ma le organizzazioni operative connesse alla Chiesa stessa potranno stimolare interventi o richiederli. In sintesi, Papa ed Imperatore sono tornati a parlarsi sul serio, concretamente, ed è una buona notizia: l'Occidente si ritrova e ciò fa sperare nel suo rilancio strategico e simbolico dopo cinque anni terribili di frammentazioni e di crisi morale.
Carlo Pelanda
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