Il giorno perfetto, sì. Per Chelsea, per Bill, per Hillary. Il matrimonio e non solo. Perché le nozze della figlia dell'ex presidente degli Stati Uniti e dell'attuale segretario di Stato sono il pane dei rotocalchi e il companatico della politica. Bisogna vederli in una delle tre foto ufficiali della giornata: Bill, Hillary e Chelsea felici come mai negli ultimi quindici anni. Certo che quando si sposa una figlia lei è ovviamente felice e i genitori anche. Ma qui, adesso, c’è di più. Perché questo matrimonio, al di là delle dichiarazioni di facciata, al di là della segretezza imposta e ottenuta, era un appuntamento politico. Sorride Hillary. Perché la madre della sposa è l'osservata numero due di qualunque cerimonia nuziale, e qui lo era anche per altro. Perché era tempo che non ne vinceva una. Questo era il giorno del riscatto: familiare, personale, politico. Un matrimonio è il privato che si mescola al pubblico. Se ti chiami Clinton il primo è un dettaglio fagocitato dal secondo. La famiglia dell'ex presidente aveva bisogno di questo giorno. Una specie di rilancio globale: per quella ragazzina che l'America un po’ prendeva in giro al suo arrivo alla Casa Bianca e per i genitori che restano a galla a Washington, sperando un giorno di poter essere di nuovo i padroni del mondo.
Ecco, ieri hanno fatto le prove. Perché le nozze di Chelsea sono state l'argomento dell'ultima settimana. Hillary e Bill erano lo sfondo, la tappezzeria di un appuntamento che senza di loro non sarebbe stato neanche a pagina 59 del giornale locale di Rhinebeck e invece si è preso le copertine di tutto il pianeta. Parlano, il giorno dopo, Bill e Hillary: «Siamo sopraffatti dalla gioia. Abbiamo assistito con orgoglio e sopraffatti dall'emozione al matrimonio di Chelsea e Marc. All'Aston Courts è stata una cerimonia bellissima. Non potevamo chiedere un giorno più perfetto per celebrare l'inizio della loro vita insieme, e siamo felici di accogliere Marc nella nostra famiglia. A nome degli sposi vogliamo ringraziare tutta la gente di Rhinebeck per la splendida accoglienza che ci hanno riservato in questo giorno speciale».
Ringraziano gli elettori. A nome degli sposi e, senza dirlo, anche a nome loro. Perché dal 1996, quando lasciarono la Casa Bianca, i Clinton non vivono un giorno da protagonisti come quello di ieri. Sono passati attraverso la purificazione del presidente dopo lo scandalo di Monica Lewinsky, si sono rimessi in marcia per cercare di far ottenere la nomination presidenziale a Hillary. Sono stati sconfitti, però. Per un giorno, nel giorno perfetto, si sono ripresi il loro Paese. Saluti a tutti, sorrisi a chiunque. Obama, che pure ha concesso all'ex First Lady l'opportunità di non uscire dalla scena politica americana, per un giorno non ha oscurato nessuno. Non c'era il presidente, non invitato dicono gli ultimi aggiornamenti di Politico, il giornale online che ha dato un valore molto più ampio di un matrimonio qualunque alle nozze di Chelsea. Niente Obama, niente Gore, niente nessuno. Sono riusciti a non trasformare l'ossessione per la sicurezza in un caos, sono riusciti a tenere segreta la cerimonia, sono stati grandi comunicatori. Una vittoria completa. Attesa, aspettata, agognata. Quant'era che non finiva così. Lui, lei, la loro bimba. Non s'è parlato d'altro per sette giorni, non si smetterà per un altro po' di tempo.
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