Un giorno di stop per la sanità privata

In piazza Fiom, Cgil scuola e sindacati di base. Ma anche esponenti di Prc, Pdci e Ds protestano contro la manovra

Emanuela Fontana

da Roma

Una manifestazione di sinistra potrebbe trasformarsi in un corteo contro Romano Prodi. Il rischio è talmente alto che il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, è stato costretto a scendere in campo per precisare: «La piattaforma è chiara, e dice stop alla precarietà».
È questo in effetti il «titolo» dell’iniziativa di piazza del 4 novembre a Roma, organizzata dalla sinistra radicale e da alcuni sindacati «integralisti» come la Fiom metalmeccanici, la Cgil scuola e i sindacati di base, ma comunque alla presenza di insegne di partito: Prc, Pdci, i ds, seppure in corteo con la sinistra interna. Nonostante le rassicurazione dei dirigenti di Rifondazione, da più parti si insiste per portare in strada anche la protesta contro la Finanziaria. C’è anche chi, come il ribelle Marco Ferrando, già estromesso da Fausto Bertinotti nelle candidature politiche, leader del Partito comunista dei lavoratori di imminente nascita, dà le «parole d’ordine»: «No alla Finanziaria e no al governo Prodi. Non ci faremo irregimentare, e chi cercherà di farlo e di impedirci di protestare contro il governo si aspetti fischi..».
Ma non è solo la spina nel fianco di Rifondazione ad annunciare una linea antiprodiana alla manifestazione. Sono molto polemici sulla manovra, e non lo nasconderanno, il leader della Fiom Giorgio Cremaschi e Salvatore Cannavò, di Sinistra critica, minoranza del Prc: «Dobbiamo essere in piazza pure per modificare la Finanziaria - avverte Cannavò -, eliminare i tagli e operare per una vera redistribuzione del reddito a favore dei lavoratori». Ci saranno anche associazioni di migranti e centri sociali. Ma la natura equivoca dell’iniziativa è dimostrata dal fatto che non parteciperà per esempio Luca Casarini, leader dei no-global del Nordest. Il motivo: la manifestazione è troppo filogovernativa.
Non sembrerebbe, comunque, a guardare il volantino di convocazione dei Cobas, dal titolo: «No alla Finanziaria ammazzaprecari. Damiano, ministro dei padroni, vattene». Prodi viene accusato di non dare «nessuna risposta» sulla revoca delle «leggi-vergogna» del centrodestra: la legge Moratti (scuola), la legge 30 (legge Biagi)e la Bossi-Fini sull’immigrazione. Ma le accuse più pesanti sono rivolte alla Finanziaria: «Lievitata a 40 miliardi - si legge nella convocazione alla manifestazione - invece di “far piangere i ricchi”, in cambio di incerti spiccioli di sgravi fiscali, aumenta i ticket sanitari ed elimina servizi pubblici cruciali per il diritto alla salute; taglia più di 2 miliardi ai Comuni; non stanzia per i contratti pubblici nulla per il 2006 e per il 2007-2008 addirittura meno dell’inflazione programmata; taglia 50mila posti di lavoro nella scuola pubblica; prevede di stabilizzare solo 8mila dei 350mila precari della Pubblica amministrazione». La politica sul lavoro del centrosinistra viene attaccata dai Cobas anche negli enti locali: «A livello regionale dilaga l’ostilità del centrosinistra verso i precari: ad esempio nel Lazio».
Persino «sul piano della democrazia», scrivono i Cobas, «il governo è impresentabile, con il gattopardo Fioroni che, sotto la pressione di Cgil-Cisl-Uil, riconferma il furto di democrazia ai danni dei lavoratori della scuola e non restituisce il diritto di assemblea». Criticato in modo durissimo pure il ministro dell’Interno Giuliano Amato, che «permette che amministrazioni di centrosinistra innalzino muri per ghettizzare gli immigrati». Il ministro Damiano è nel mirino per la «sanatoria» che un articolo della Finanziaria concederebbe ai vertici dell’Atesia, come di altre aziende, sull’assunzione di precari.

Accuse, quelle dei Cobas, talmente gravi, che a difesa del titolare del Welfare si è esposto contro i sindacati autonomi il sottosegretario Antonio Montagnino: «Ritengo grave, assurdo e ingiustificato l’attacco sferzato dai Cobas al ministro Damiano. Bisogna respingere con fermezza accuse e comportamenti che hanno come obbiettivo soltanto un effetto distruttivo».

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