Un giorno di straordinaria follia omicida

M ario Rossi è un uomo metodico, tranquillo. A sessantatré anni è il ragioniere contabile di una ditta di imballaggi a Scandicci e la sua vita è piatta, sempre uguale. Mai fatto nulla per deviarne il corso. Anche la sua famiglia è una famiglia qualunque eppure un giorno il signor Rossi comincia a sentire uno strano senso di smarrimento. Una sensazione mai provata che lo porterà per sempre a cambiare la sua esistenza. Si presenta così, in maniera semplice, il protagonista di Un tipo tranquillo (Guanda, pagg. 236, euro 16, da domani in libreria), l’ultimo romanzo di Marco Vichi. E il creatore della fortunata saga del Commissario Bordelli (premiato per Morte a Firenze con il Premio Scerbanenco 2009) dimostra anche questa volta di essere un abile costruttore di trame ossessive.
Già in passato lo scrittore toscano era riuscito a raccontare storie di vicini di casa che hanno qualcosa che non funziona come ne L’inquilino. Oltre ad aver indagato sulla trasformazione «licantropesca» dei caratteri in Nero di Luna, nel racconto Il portafoglio (contenuto nell’antologia Perché dollari?) Vichi aveva saputo spiegare che basta poco per sconvolgere per sempre la vita di un individuo e trasformarlo da vittima innocente in possibile colpevole e capro espiatorio. Ma con Un tipo tranquillo l’autore fiorentino riesce ad andare oltre nella sua esplorazione dell’orrore che esplode nel quotidiano e lo fa con un oculato uso di tenerezza e cattiveria.
Mario Rossi convive da anni con una famiglia composta da sua moglie e due figli che solo apparentemente lo conoscono. Nella sua quotidianità è abituato a rinchiudersi, a tratti, nel suo studio dove ascolta musica classica, ma questo non basta a separarlo dagli altri e fin dall’età di dodici anni ha imparato a custodire solo per sé un ricordo terribile. Un ricordo di morte: un piccolo gattino indifeso che si avventura per la strada e che viene preso per la collottola da un cane che lo scaglia poi sul selciato uccidendolo. Mario ha assistito a quel fatto di sangue senza intervenire. Per anni non ha raccontato a nessuno l’evento ma si è chiesto se la cosa non avesse per sempre, irrimediabilmente, cambiato la sua natura. Per anni Mario ha sfuggito la vita. L’ha vissuta solo parzialmente pensando a quella piccola morte, convinto nel profondo che gli sia piaciuto assistere a quell’evento. E la zona oscura che risiede nel suo animo custodisce quel segreto sapendo che prima o poi potrebbe capitargli di nuovo l’occasione di assistere a una morte.
La scomparsa improvvisa della sua compagna Lella porterà Mario ad uscire per le strade, a mescolarsi fra la folla a scatenare fantasie pericolose, accresciute dall’uso di pastiglie. Si taglierà i baffi che da sempre lo hanno identificato, avrà il coraggio di spostarsi in treno dalla sua Firenze, si innamorerà di donne che lo faranno soffrire. Mario Rossi scoprirà così che «non doveva lasciarsi calpestare dalla vita», che nessuno «può scegliere il momento della propria ribellione, e nessuno ha il potere di accendere scintille negli altri» perchè «tutto dipende dal caso». E per caso Mario arriverà persino a fingersi un altro, recitando persino la parte di un carabiniere per agganciare una ragazzina che ha bigiato la scuola, scoprendo così in sé l’attitudine dell’assassino.


Con Un tipo tranquillo Marco Vichi esplora il confine labile fra la normalità e la paranoia. Diffidare degli sconosciuti? Sì. Ma anche delle persone troppo calme e prive di emozioni, perché qualcosa di terribile può celarsi in loro.

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