A una giovane architetto (molto arrabbiata) che non legge il Giornale

Caro direttore,
sono una trentenne precaria, laureata in architettura, lavoro moltissimo e sono comunque costretta a farmi mantenere da mio padre. Sto pensando di lasciare l'Italia. Le scrivo perché sinceramente sono molto arrabbiata. Anzi, ho molta paura. L'ignoranza è il peggior male dei popoli, chi non sa leggere e scrivere è facile da domare. Ho deciso di fare delle scelte, ho scelto Alessandro Manzoni, Fabrizio De Andrè, Eugenio Finardi, Tiziano Terzani. Ho scelto di leggere solo la Repubblica e il Manifesto, non ho mai letto il Giornale... Credo nella libertà, credo nella trasparenza e aborro la finta morale, l'opportunismo... Mi scusi, ma credo che sia giusto portare avanti un confronto. Spero quindi che lei legga la mail per capire che ci sono persone che la pensano diversamente. Nessuno è portatore di una verità, ma è giusto fare giustizia. Non è possibile fare giustizia se si tace. Penso che sia più immorale tacere e far finta che le cose vadano bene. Il governo e il suo giornale sta facendo questo, mi scusi, ma come si può essere ottimisti? Non c'è lavoro, siamo un paese razzista, non siamo accoglienti, non abbiamo rispetto per la natura e il territorio. Io sono figlia di un meridionale, ho molti parenti emigrati in America e Australia, anche mio padre è un immigrato. Io sono cresciuta in Toscana e ora vivo a Milano per lavoro... non sono immigrata? Credo che sia più vergognoso il finto ottimismo che l'ironia amara di Vauro. Da cittadina e architetto mi ritengo veramente arrabbiata.

Lei è immigrata? Sì, lo è. Lo sono anch’io. Arrivo dal Piemonte. Milano accoglie tutti quelli che hanno voglia di lavorare. E anche l’Italia accoglie tutti quelli che hanno voglia di lavorare. Razzismo? Non esageriamo. Ci sono episodi di razzismo, che vanno raccontati e puniti. Quando i vigili di Parma hanno picchiato un ragazzo di colore senza motivo credo che il Giornale abbia scritto l’articolo più duro che sia uscito in Italia sull’argomento. Proprio perché siamo soliti difendere chi veste la divisa dagli attacchi gratuiti, non tolleriamo che con la divisa addosso si commettano crimini di questo genere. Qualcuno è rimasto sorpreso da quei toni. La maggioranza dei lettori ha capito. Ma un conto è denunciare gli episodi di razzismo, un altro dire che siamo un Paese razzista. Non è vero. È una generalizzazione sbagliata, così come è sbagliato dire che tutti gli stranieri sono criminali. Sono due affermazioni specularmente stupide. Ottimisti? Noi non siamo ottimisti. La crisi? Il Giornale la racconta senza nascondere nulla. Numeri, cifre, inchieste, manager sequestrati. Ma serve a qualcosa continuare a piangersi addosso? O chi fa informazione ha anche il dovere di dire qualcosa di più? Magari di indicare le strade per uscire dalle difficoltà. Magari raccontare anche qualche esempio positivo. Le sembra finta morale? Un’ultima cosa, cara Rachele: anch’io ho fatto le mie scelte. Su Manzoni e De Andrè la seguo, su Finardi un po’ meno, su Terzani per nulla. Li sostituirei, per esempio, con De Gregori e Pavese. O magari Fenoglio. E poi non penso che quella di Vauro sia ironia amara, anzi non penso nemmeno che sia ironia. Ma, come vede, il confronto non mi spaventa. Piuttosto, mi sembra che spaventi lei, così sicura che il suo amore per il Paese sia autentico e il nostro invece finto.

E perché? Io magari non condivido le sue idee, ma non metto in dubbio l’autenticità dei suoi sentimenti. Proprio per questo, come vede, ho letto la sua mail fino in fondo. Con attenzione. Senza pregiudizi. Adesso, però, perché lei non fa la prova di leggere qualche volta il Giornale?

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