Il giovane che vive in un videogame

Ma il caso, che rientra in una ricerca che la Maglietta presenterà al convegno internazionale sul tema «Psiche, affetti e tecniche» si è appena concluso presso l’aula magna del Collegio san Carlo, per spiegare che cosa succede oggi a bambini ed adolescenti influenzati dalle esperienze elettroniche nel loro sviluppo affettivo e nella costruzione della loro identità. L’indagine ha particolare rilevanza per gli insegnanti, che si trovano di fronte generazioni di studenti che, proprio in conseguenza delle nuove tecnologie, hanno radicalmente cambiato fisionomia. «Il tempo speso nell’uso dei videogiochi – sottolinea Maglietta – rende i giovanissimi più narcisisti e fragili: così, quando escono nel mondo incontrano grandi frustrazioni e delusioni».
Ma un altro segnale delle difficoltà derivanti dall’utilizzo delle nuove tecnologia è la carenza di concentrazione. «In età puberale – dice la psicologa – non supera i 20 minuti, e ciò ha importanti ricadute sull’apprendimento. Gli insegnanti del futuro dovranno attrezzarsi a insegnare in modo di andare a cercare in modo diverso la conoscenza.

Internet in modo particolare sta mettendo in evidenza nuovi modelli di funzionamento della mente e, quindi, la necessità di nuovi metodi didattici». Insomma quel che fino a pochi anni fa sembrava una prospettiva di fantascienza, oggi è realtà. Una realtà con cui la scuola deve cominciare a fare i conti.
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