Indianapolis Valentino giù, anche nel warm up. E fanno tre. E fanno strano a molti e soprattutto a lui. Lui che dopo i primi due voli, sabato, ancora ci scherzava su: «Sono un pilota giovane, si vede che devo fare esperienza, non so da quanto non cadevo così tanto, credo dal 1996...». Vero. Ma vero anche che qualcosa nel delicato rapporto dincondizionata fiducia che sempre sinstaura fra un pilota e la propria moto, tanto più la M1 a lungo amata dal Dottore, si è incrinato. Colpa delle gomme versione 2010, lente nellandare in temperatura e traditrici, ma colpa anche del feeling che non è più quello di una volta.
Questo prima, nel mattino, quanto al Gran premio, gara circospetta quella del Vale, sesto subito dopo il via (chiuderà quarto), lontano dai guai, con il suo sostituto dal prossimo anno, Ben Spies, partito a missile e inseguito solo da un Pedrosa in forma smagliante che poi lo fagociterà conquistando la terza vittoria dellanno. Per il Vale, poi, a metà corsa, ecco i primi giri pesanti, come se la fiducia nel mezzo fosse pian piano tornata, come fosse aumentata anche quella in se stesso, nel proprio corpo non ancora al cento per cento dopo le fratture del Mugello. Non a caso, il suo team manager, Davide Brivio, osservandolo in pista ammetterà: «Non sta ancora guidando al massimo...». Vero. Ma sarà sufficiente, un attimo dopo, per mettere pressione a Dovizioso su Honda ufficiale, inducendolo allerrore. Come dire: il Vale acciaccato, diciamo che impiega un po troppo tempo a scaldarsi ma poi...
Fatto sta, Pedrosa trionfatore e imprendibile davanti a Spies, quindi Lorenzo e il «giovane» Vale che pian piano - statene certi - tornerà ad essere il caro vecchio Vale. «Guido di nuovo abbastanza bene - dirà infatti -, ma ho fatto un po troppa fatica nei primi giri...
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