Segregavano i propri connazionali male integrati in Italia, minorenni o appena maggiorenni che scappavano di casa, in una sorta di «scuola militare» del crimine dove li educavano a taglieggiare negozianti, fornendo loro tutti i mezzi necessari, tra auto e pistole.
È questo lo spaccato di una realtà illecita della Chinatown milanese che emerge nelle 182 pagine di motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 20 giugno, il gup Donatella Banci Buonamici ha condannato con rito abbreviato a pene fino a 7 anni di reclusione 10 cinesi capeggiati da Zheng Jinpan, 29enne detto DaMa, e da Wu Lianwei, 26enne detto A Wei, ex affiliati del cosiddetto «gruppo piemontese» il cui capo, Hu Libin, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2009 è stato ucciso con machete e coltelli nella discoteca Parenthesys di via Gargano dagli esponenti di una banda rivale. Insieme a un undicesimo imputato che ha patteggiato 3 anni e mezzo di carcere, questi giovani cinesi rispondono di associazione per delinquere finalizzata allestorsione, nonché di un sequestro di persona e di vari episodi di smercio di sostanze stupefacenti.
In base a quanto ricostruito dal pm Angelo Renna e confermato ora dal gup, DaMa e A Wei erano i promotori dellintera attività criminale contestata a partire dal febbraio 2010. Erano loro a organizzare e a gestire lalloggio per quelli che chiamavano «i ragazzini», con la predisposizione di una cassa di gruppo, dei mezzi necessari per il loro sostentamento, e la redistribuzione degli utili delle estorsioni, detratto il necessario per la vita dellassociazione. Secondo Buonamici, «(...) particolarmente significativa» appare «la predisposizione delle risorse finanziarie per sostenere la difesa tecnica degli associati, sia il sostentamento dei ragazzini. A questi ultimi infatti lorganizzazione assicura il pagamento dellalloggio nei dormitori, come nel caso dei due giovani romani che vogliono lasciare le loro famiglie; in cambio gli stessi assicurano la propria opera per i bisogni del gruppo.
Dama inoltre delega il controllo sui ragazzini a propri subalterni, esercitando un potere di controllo e di aspra censura tutte le volte in cui i delegati a gestire i ragazzini lascino a questi ultimi troppa libertà, così ostacolando o ritardando le esigenze pratico operative del gruppo».
Per il gup, «nel caso in esame non vi sono dubbi che ci si trovi di fronte a unassociazione per delinquere finalizzata alla «reiterata e sistematica attività di estorsione attuata nei confronti di più esercenti cinesi di somme di denaro da versare a scadenze prefissate, oltre che di attività illecite collaterali come lo spaccio di droghe presso le discoteche e il prestito di denaro per il gioco dazzardo».
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