Franco Fayenz
Nohma è un termine indiano che significa ragione e sentimento. A Milano è il nome di uno spazio-teatro, bello e ben frequentato, ricavato dalla ristrutturazione di una ex palazzina dellacqua potabile. La sua attività, dichiaratamente multimediale, è rivolta soprattutto al teatro, ma da qualche tempo la stanno scoprendo anche i cultori della buona musica di ogni epoca. Il jazz e affini vi hanno messo radici da quando il trombettista e compositore Giovanni Falzone tiene a Nohma i suoi concerti milanesi e presenta i gruppi e le prime esecuzioni assolute delle sue partiture (in questa stagione, finora, lOpen Quartet, la Suite for Brass Ensemble, Il suono della voce e Combinazioni). Falzone ha una storia speciale: strumentista di altissima caratura, prima tromba di importanti orchestre sinfoniche compresa la Verdi di Milano, innamorato da sempre del jazz, ha infine seguito la sua vocazione più autentica. Ha lasciato la Verdi e adesso suona, incide, compone e insegna soltanto la «sua» musica afroamericana che lo ha già scoperto con inviti ai festival e premi prestigiosi. È di ieri lultima esibizione di Falzone al Nohma con Emanuele Perrini violino, Paolo Botti viola, Naomi Berrill violoncello e Tito Mangialajo contrabbasso (questultimo, si noti, assai conosciuto come jazzista).
Giovanni Falzone una sinfonia a ritmo di jazz
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