Giovanni I, papa

Di origine toscana, era arcidiacono a Roma quando, nel 523, fu eletto papa succedendo a Ormisda. Già anziano e malandato, Giovanni I, che era molto amico dello statista e filosofo Severino Boezio, regnò mentre l’Italia era in mano a Teodorico, re dei goti e di fede ariana. Durante il suo pontificato venne introdotto a Roma il computo della datazione pasquale detto «alessandrino», su suggerimento di Dionigi il Piccolo. Ma politicamente le cose erano molto difficili per la Chiesa, costretta a barcamenarsi tra i padroni della penisola, i goti ariani, e l’impero romano d’Oriente, di piena ortodossia cattolica ma ahimè troppo lontano. Nell’impero bizantino gli ariani erano duramente repressi e Teodorico non lo sopportava. Il re goto convocò il papa nella sua capitale, Ravenna, intimandogli di andare a Constantinopoli per far cessare quella storia. Era un’«offerta che non si poteva rifiutare» e Giovanni I partì. A Costantinopoli venne ricevuto dall’imperatore Giustino I con tutti gli onori. Ottenne che le richieste di Teodorico fossero accolte, tranne una: Giustino I non consentì che gli ariani potessero tornare alle loro pratiche ereticali. Rientrato in Italia, Giovanni I trovò che Teodorico aveva fatto uccidere Boezio.

Il re goto, furioso per il fallimento del viaggio papale a Costantinopoli, obbligò Giovanni I a restare a Ravenna, praticamente agli arresti domiciliari. La prigionia e gli strapazzi del viaggio diedero il colpo di grazia alla salute del pontefice, che morì a Ravenna in pochi mesi. Era l’anno 526. Il suo corpo fu riportato a Roma e sepolto in San Pietro.

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