Giovanni Novi, presidente e galantuomo

(...) come il problema più grave di Genova, come il colpevole di ogni nefandezza che avveniva nella nostra città.
Chiunque conosca Giovanni Novi sa che non sarebbe capace di rubare nemmeno una caramella lasciata su un tavolo e persino i suoi peggiori nemici sono costretti ad ammettere che non c’è il minimo dubbio che non si sia messo in tasca nemmeno una lira o un euro.
Ma è possibile che siano così pochi quelli che hanno il coraggio di urlare al mondo questa semplicissima verità? Ma è possibile che ci siano voluti solo Claudio Scajola, quanto di più simile a uno statista ci sia alle nostre latitudini da decenni a questa parte, e il Giornale per urlare al mondo che il re era nudo? Che Novi era, è e resta una persona perbene? E che la morte di sua moglie Nucci mentre l’ex numero uno dell’Autorità Portuale era agli arresti domiciliari resta una ferita aperta?
Intendiamoci bene. Questo non vuol dire che Novi sia stato il miglior presidente della storia del Porto di Genova, nè che non abbia commesso errori. Anzi, possiamo spingerci a dire che la sua non è stata una presidenza esaltante, per mille motivi. A partire dal fatto di aver privilegiato la pace sociale - valore certo importante, ma non esclusivo - su ogni altra considerazione.
Ma, quando ha fatto errori, Novi li ha fatti in assoluta buona fede. A volte, addirittura, con ingenuità.

Durante la sua presidenza, ad esempio, le lettere che partivano dagli uffici dell’Autorità Portuale avevano addirittura il codice a barre, persino quelle che riguardavano vicende personali. Ma vi pare che il capo della banda Bassotti del Porto si preoccupa della tracciabilità dei suoi reati?
Anche con la scelta di ieri, Novi si preoccupa del fatto che gli venga reso l’onore. Per noi non l’ha mai perso.

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