Giovedì? Gnocchi al sugo «Altro che menu etnico...»

Iniziativa culinaria del consigliere di An in VI municipio Corsi: «Autogol del Comune»

Un piatto fumante di gnocchi italiani in risposta al riso tricolore del Bangladesh, pietanza che già nel nome cela qualcosa di involontariamente beffardo. Un bel po’ di sugo semplice e giusto una spolverata di basilico al posto di un fiume di zenzero, semi di cardamomo, uva sultanina e l’immancabile curcuma. I sapori della tradizione mediterranea per ribadire e manifestare la propria contrarietà a dei menu etnici indigesti per tutti, stranieri inclusi.
Sono stati questi i motivi ispiratori dell’iniziativa, a metà strada tra il provocatorio e il goliardico, organizzata dai consiglieri d’opposizione del VI Municipio che ieri, di giovedì come vuole la tradizione, all’ora di pranzo si sono improvvisati vivandieri e hanno servito ai bambini della scuola elementare Giulio Cesare di via Conte di Carmagnola, in zona Prenestino, un centinaio di porzioni di gnocchi al sugo.
«Anziché favorire l’integrazione, l’iniziativa del Comune sta creando ostilità tra i bambini - spiega l’ideatore-cuoco dell’improvvisato banchetto, il consigliere municipale di Alleanza nazionale Francesco Corsi -. Vogliamo sottolineare, sdrammatizzandola, una questione molto seria». Anche perché ricorrere ai sistemi tradizionali del confronto politico si è rivelato un buco nell’acqua: martedì, infatti, la maggioranza ha bocciato in Municipio un ordine del giorno dell’opposizione che chiedeva semplicemente di sospendere il progetto «Ogni mese... un Paese» fino a conclusione dell’indagine sugli esiti e i costi della prima fase. «Quello dell’amministrazione è stato un clamoroso autogol - sottolinea il capogruppo di Alleanza Nazionale Flavia Siviero - un insuccesso per giunta lesivo dell’autonomia scolastica». «Siamo contrari a queste iniziative calate dall’alto - le fanno eco in coro Laura Marsilio (An), Carmelita Spoltore (Fi) e Virgilio D’Offizi (Udc) - l’integrazione non si raggiunge così, serve un confronto costante tra scuole, municipi e istituzioni».
L’idea, inoltre, ha incontrato consensi pressoché unanimi tra i genitori, al punto che sono state proprio alcune mamme a offrirsi di cucinare gli oltre dieci chili di pasta serviti ieri mattina. Antonia, madre di Anna, lamenta che nella giornata in cui è stato servito il menu etnico, «mia figlia è rimasta quasi a digiuno e tra l’altro nessuno ha chiesto la nostra opinione». Giulia, nonna di 68 anni, è invece molto più esplicita: «Quei piatti - afferma - facevano schifo».
Al pranzo estemporaneo ha voluto aderire anche Marco Marsilio, capogruppo di Alleanza nazionale in Campidoglio. «Sono del tutto contrario agli esperimenti fatti sulla pelle dei bambini - commenta tenendo pure lui un piatto in mano - che per giunta danno origine a sperperi di denaro pubblico. Chiediamo la definitiva revoca di questo esperimento, che deve essere lasciato all’adesione volontaria delle famiglie».


Ma la stravagante iniziativa del Campidoglio non si ferma e, salvo ripensamenti dell’ultima ora, dovrebbe riprendere tra poco, a dicembre, con il menu romeno. Davvero una manna per la comunità straniera più numerosa della capitale. Insomma, di fumanti gnocchi al sugo a scuola manco a parlarne.

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