
No all'archiviazione dell'inchiesta, e imputazione coatta, a carico di sette degli indagati per gli insulti e le minacce social a Liliana Segre, iscrizione nel registro degli indagati di nove nuovi presunti hater e ulteriori accertamenti per scoprire il nome e il cognome dietro 86 account fin qui rimasti senza nome: così ha deciso il gip Alberto Carboni in merito alla richiesta di archiviazione da parte della Procura per alcuni degli indagati per il reato di diffamazione, con l'aggravante della discriminazione o dell'odio razziale, e su opposizione dell'avvocato Vincenzo Saponara, che assiste la senatrice a vita. Accolta la richiesta di archiviazione per dieci persone, tra cui chef Rubio.
La Procura aveva chiesto l'archiviazione per 17 posizioni e chiuso le indagini, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, per altre 12. Scrive il giudice nell'ordinanza di oltre 70 pagine che accusare «di nazismo una reduce dai campi di sterminio integra di per sé» la diffamazione ed è «uno sfregio alla verità oggettiva» e «la più infamante delle offese per la reputazione di chi ha speso la propria vita per testimoniare gli orrori del regime e per coltivare la memoria dell'olocausto». Il web, continua il gip, non può essere «un terreno franco, dove ogni insulto è consentito e dove la reputazione degli individui può essere calpestata impunemente».
Per sette indagati quindi il gip ha ordinato la citazione diretta a giudizio, altri nove mai indagati finora sono finite sotto inchiesta. Tra loro, Nicola Barreca, che nel 2023 figurava come segretario cittadino della Lega a Reggio Calabria. È stato disposto inoltre che «siano svolte nuove indagini (...) volte a identificare i seguenti profili social», sempre autori di post contro Segre. È poi riportato un elenco di 86 account. L'avvocato Saponara il 27 marzo aveva discusso davanti al gip l'opposizione alla richiesta del pm Nicola Rossato di archiviare molti degli indagati. Opposizione che c'era stata anche all'istanza che riguardava altre aggressioni verbali sui social contestate «a ignoti», perché non identificati dal pm. La chiusura indagine della Procura invece riguardava 12 tra No vax e Pro Pal, anche residenti all'estero.
A proposito di Gabriele Rubini, in arte chef Rubio, il gip scrive: «Le frasi riportate, per quanto aspre, rappresentano una manifestazione argomentata del pensiero dell'autore in ordine a un tema politicamente sensibile. I termini usati sono continenti e non si risolvono in espressioni offensive». Con l'archiviazione il personaggio noto in tv vede cadere le accuse a suo carico. Per il giudice, Rubini usava espressioni di «pessimo gusto», che comunque non assumono «valenza diffamatoria».
Nell'ordinanza il gip riporta una dettagliata tabella con tutti i 246 messaggi riprodotti nelle querele della senatrice a vita. Vengono elencati uno ad uno il «nickname» dell'account, la eventuale «individuazione» dell'autore, il «contenuto della querela» e poi la «decisione» del gip su ogni post.
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