Al Giro come in aereo: raggi X per le biciclette

Preoccupazione dopo le rivelazioni di ieri del Giornale sul "motorino invisibile" che permetterebbe di risparmiare fatica con una pedalata assistita. Pronto uno scanner. Controlli nelle tappe e sulle bici usate nelle ultime classiche

Al Giro come in aereo:  
raggi X per le biciclette

nostro inviato a Bitonto

Caro diario, la storia del motorino invisibile, che permette di risparmiare fatica con una «pedalata assistita», sta tenendo banco al Giro. Ci sono sviluppi: dall'Uci, la federazione mondiale, sono annunciati controlli a sorpresa anche sulle biciclette utilizzate qui. Il sospetto che qualcuno abbia prontamente sviluppato il meccanismo dall'azienda austriaca «Gruber Assist» è talmente fondato, che i massimi dirigenti internazionali intendono muoversi con estrema decisione. Già hanno preteso che alcune biciclette delle ultime classiche nordiche, Fiandre e Roubaix in particolare, venissero consegnate alla propria commissione tecnica per approfonditi controlli. Quanto prima toccherà al Giro d'Italia.

«C'è molta preoccupazione, non possiamo più perdere tempo»: a parlare è l'ingegner Marco Bognetti, consulente italiano dell'«Unità materiali», lo speciale nucleo di cervelloni che vigila sullo sviluppo tecnologico del ciclismo, presidente Jean Wauthier. Sempre Bognetti: «Per la precisione, ci stiamo muovendo dall'ultimo Tour. Abbiamo scoperto che questo meccanismo consente di risparmiare tra i 60 e i 100 watt, il che diventa un enorme vantaggio nel finale di una lunga corsa. I controlli sono in corso, altri sono in programma. I nostri tecnici stanno comunque mettendo a punto uno speciale scanner che riesca a rilevare il motorino nascosto dentro i telai. Presto sarà introdotto e tutte le biciclette del grande ciclismo saranno sempre verificate…».

Caro diario, non è il massimo ritrovarsi in un clima che ricorda molto le spy-story della Formula 1. Ma la tecnologia, assieme all'esasperata ricerca di vantaggi decisivi, tiene banco in tutti gli sport ai massimi livelli. È toccato al nuoto, tempo fa, affrontare il tema dei costumi magici. Il ciclismo ha sempre avuto beghe sul peso delle bici, sull'aerodinamica, sui materiali: mai, però, si era pensato che qualcuno potesse montare un motorino per risparmiare fatica. Adesso che il motorino c'è, adesso che qualche campione ha sfoderato nel finale scatti di potenza fisiologicamente inspiegabile, è il momento di affrontare anche questa nuova frontiera.

Stefano Allocchio, il direttore di corsa del Giro, cade dal pero e dimostra di essere totalmente all'oscuro della vicenda che si svolge sotto al suo naso: «Per quanto mi risulta, le biciclette del Giro sono tutte in regola. È una questione che riguarda i dilettanti». Evidentemente Allocchio aspetta il 25 dicembre Babbo Natale e crede che i bambini crescano sotto i cavolfiori. Qualcuno lo aggiorni.
Il problema, serissimo, è che i grandi bari sono sempre in vantaggio rispetto ai controllori. Ma stavolta non sembra così: le contromosse sono vicine. Per mettere fine ai taroccamenti e ai sospetti, bisogna però aspettare che la stessa tecnologia costruisca l'apparecchiatura giusta per rilevare il motorino: al momento nessuno è in grado di scovarlo, a meno che non si tagli a pezzi la bicicletta con la fiamma ossidrica.

Già sollevare il problema e parlarne, comunque, può servire. Mette i furfanti sulla difensiva. E toglie strane idee agli eventuali imitatori.

Difatti, segnalo per la cronaca che la Rai non fa neanche un cenno alla questione. Dovendo parlare di olive, cantautori, pittori, frasi d'autore, fughe seppiate d'inizio secolo, non resta il tempo. O forse sono pochi: in 160 non ce n'è uno che abbia il tempo per leggere i giornali.

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