Di Girolamo «Graziato» il senatore Pdl a rischio. Scontro Pd-Idv

RomaTutti si aspettavano, al massimo, un fisiologico scontro tra maggioranza e opposizione se non un voto all’unanimità sugli obiettivi condivisi, come era successo poche settimane fa. Ma ancora una volta a catturare la luce dei riflettori è stata l’esuberanza di Italia dei Valori e il successivo scontro con il Partito democratico. C’è da dire che il caso trattato ieri dall’Aula del Senato è un cavallo di battaglia dei dipietristi: la richiesta di far decadere il senatore Nicola di Girolamo (nella foto), senatore sotto inchiesta giudiziaria perché accusato di avere falsificato la residenza per potersi candidare in Belgio, nella circoscrizione Estero, con il Pdl. La Giunta per le Autorizzazioni aveva votato ad ottobre all’unanimità, con decisione bipartisan, la revoca dell’elezione contestata, a favore del primo dei non eletti, Raffaele Fantetti, autore del ricorso che ha dato il via all’indagine. Ieri la seduta per votare la delibera. E una richiesta di sospensiva proveniente dal Popolo delle libertà per approfondire il caso. La prima votazione è finita in parità, con 123 voti pro e altrettanti contro, che al Senato equivale a un «no». Poi un nuovo ordine del giorno che rinvia tutti gli atti alla Giunta, in attesa che arrivi la decisione dall’autorità giudiziaria ordinaria. E questa votazione è finita in modo diverso, con 134 senatori che «graziano» Di Girolamo.
Cosa sia successo tra le due votazioni lo sa bene presidente dei Senatori del Pd Anna Finocchiaro. Due senatori dipietristi, ancora prima delle votazioni, hanno alzato un cartello con scritto «vergogna». Un gesto che ha fatto «ritrovare compattezza» alla maggioranza, ha protestato l’esponente Pd. Dello stesso avviso il senatore Stefano Ceccanti: «Credo che gli indecisi di fronte a quei cartelli nel segreto del voto abbiano scelto di appoggiare l’ordine del giorno». Uno dei due senatori che hanno esposto il cartello è Stefano Pedica che mentre usciva dall’Aula è stato rimbrottato dal compagno di partito Francesco Pardi: «Queste cose si fanno a voto avvenuto e non prima. È stato un grosso sbaglio». Un’altro senatore dell’Idv, Elio Lannutti, ha scosso la testa e al cronista ha detto: «Non voglio commentare gesti simili, sono veramente amareggiato».

Un bis, insomma, degli attacchi al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con il corso degli eventi condizionato da una boutade dipietrista, l’imbarazzo del Pd. E sempre più evidenti maldipancia anche nel partito dell’ex Pm.

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