Cronaca locale

Il "girotondo" green contro lo stadio che imbarazza il sindaco

Il centrosinistra va in crisi sul progetto del Milan alla Maura. Sala aspetta risposte dal club rossonero, i suoi consiglieri (col megafono) contestano

Il "girotondo" green contro lo stadio che imbarazza il sindaco

Un girotondo contro lo stadio del Milan sull'area dell'ippodromo La Maura e contro il sindaco che sarebbe pronto a sdoganare il progetto, probabilmente con un accordo di programma condiviso tra Comune, Regione e club. Dopo la telenovela sul nuovo San Siro rossonerazzurro (con demolizione del Meazza) Beppe Sala rischia un match ancora più pesante contro la sua maggioranza. Ieri hanno partecipato circa 3mila persone secondo gli organizzatori (2.500 secondo la questura) alla catena umana per «abbracciare» La Maura e dire no al progetto del nuovo stadio, «porterebbe più stadio, cemento, inquinamento» sostiene il Coordinamento per la tutela dei territori del Parco Ovest che ha promosso l'iniziativa con Wwf Lombardia, Italia Nostra Milano, Lipu, Centro di forestazione urbana (Bosco in città).

Sala ha già incontrato il proprietario del Milan Gerry Cardinale e attende una decisione del club - se proseguire su questa strada e archiviare definitivamente l'ipotesi San Siro - entro questa settimana (se ne era prese tre). «É un'ipotesi delicata perché sta nell'ambito del Parco Sud però, siccome il Milan mi ha anche detto che l'intenzione sarebbe quella di fare lo stadio e probabilmente anche di portarci il Vismara, cioè la parte dedicata a giovani e donne, magari é una soluzione che può funzionare e potrebbe anche piacere» ha dichiarato nelle scorse settimane. In prima fila con il megafono ieri c'era il consigliere della Lista Sala Enrico Fedrighini.

Hanno «abbracciato la Maura» il capogruppo di Europa Verde Carlo Monguzzi, il consigliere comunale Pd Alessandro Giungi, la presidente del Municipio 8 Giulia Pelucchi - e la maggioranza di sinistra in Zona ha votato giorni fa all'unanimità contro il piano -, il consigliere Pd nel Municipio 1 Lorenzo Pacini e altri consiglieri di Zona. Assenti gli altri consiglieri dem (sarà un caso?), ma a Palazzo Marino 17 su 31 esponenti della maggioranza hanno firmato una mozione che detta lo stop al sindaco e «non ho sentito pareri a favore del progetto anche dagli altri - puntualizza Giungi -. Spero venga discussa a brevissimo in aula. La scelta di un polmone verde è completamente sbagliata». Per Monguzzi la partecipazione di ieri e i no della maggioranza sono «un messaggio chiaro al sindaco, nessuna colata di cemento dentro al parco Sud. Sala lo asseconda malgrado sia contraria la sua maggioranza, siamo oltre l'incredibile. Il Comune non aspetti nemmeno il progetto del Milan e metta sul tavolo le aree idonne, che ci sono, a Milano».

Il rischio è che il Milan di fronte a un niet tiri fuori uno dei «piani c» fuori città e anche l'Inter ha già minacciano il trasloco a Rozzano. Il club rossonero procede su vari fronti per poter realizzare un nuovo impianto che possa diventare anche un luogo apprezzato da appassionati di calcio e cittadini, uno stadio vivo 7 giorni su 7 con ristoranti, locali, un nuovo museo. A breve porterà le considerazioni finali a Sala.

Quello che la città non si può permettere, interviene il segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri, è la fuga dei club. «La presenza di uno stadio in città è fondamentale per l'indotto, sia in termini di partite di calcio di Campionato, Champions, concerti estivi, eventi - sottolinea -. Si deve trovare una soluzione negli interessi legittimi delle squadre e del Comune. E sarebbe impensabile che il Meazza finisca per essere utilizzato solo per i concerti estivi».

Posto che immagina che le squadre «si troverebbero ad affrontare gli stessi problemi anche nei Comuni che ora dichiarano che sono pronti ad accoglierle a braccia aperte, perchè le regole urbanistiche sono le stesse e quando un progetto approda in Consiglio emergono le posizioni diverse - premette Barbieri - Milano deve fare di tutto perchè lo stadio non esca dalla città, è un valore sia per l'indotto economico che per l'immagine di internazionalizzazione».

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