Il giudice super partes? Attaccava Berlusconi

Ora è «super partes» per definizione, visto che di mestiere fa il giudice costituzionale. Ma nella prima fase della sua vita, quando era brillante giurista in carriera, Gaetano Silvestri, membro della Consulta dal 2005, uno dei giudici che ha detto «no» al Lodo Alfano, più che «super», era «di»: di parte, anzi di una sola parte, quella con il simbolo della falce e martello. Sì, proprio il Pci, che per due volte, nel 1970 e nel 1990, lo ha candidato nelle sue liste, portandolo all’elezione al Consiglio comunale di Messina.
«Una delle personalità intellettuali più impegnate in Sicilia nel processo di rifondazione del Pci», lo definì nel ’90 Cesare Salvi quando il partito propose la terna di laici da mandare al Csm. Gaetano Silvestri, anzi Tanino, così viene chiamato confidenzialmente dagli amici, era nel gruppo. Non da indipendente, ma da militante. Ecco come riassume la sua biografia politica Franco Coppola, in un articolo su Repubblica del luglio del 1990: «Si è iscritto al Pci a soli sedici anni e a 26, nel ’70, è stato eletto consigliere comunale sempre a Messina». Un enfant prodige del Pci siciliano. Lo stesso articolo ricorda anche che Silvestri sta per lasciare il Consiglio comunale, dove è stato eletto come capolista della lista civica di area Pci Quadrifoglio alle elezioni del 6 e 7 maggio. «Credo che non si sia neppure insediato – ricorda il deputato regionale del Pd Filippo Panarello, 59 anni, messinese, che all’epoca militava nel Pci – o se lo fece si dimise subito». Per andare a Palazzo dei Marescialli, come dicono le cronache dell’epoca? «No, no, per lasciare il posto al primo dei non eletti – precisa Panarello –. La sua candidatura come numero uno della lista civica collegata al Pci serviva infatti da sostegno al partito. Come politico, nel senso di amministrazione attiva, era piuttosto defilato. Era iscritto, è stato anche nel ’70 consigliere comunale, credo per un solo mandato, ma non partecipava alle riunioni degli organismi. È stato sempre considerato uno dei nostri, ma come giurista». Insomma, un bravo militante secondo copione: intellettuale, giurista affermato, pronto all’occorrenza a dare una mano ai compagni.
Sullo schieramento a sinistra del giudice costituzionale «super partes» di oggi i ricordi di chi all’epoca già faceva politica concordano: «Ha sempre militato nel Pci – dice il presidente della Provincia di Messina Nanni Ricevuto, oggi Pdl, ieri Psi, eletto al Consiglio comunale di Messina nel ’90, come Silvestri – era non dico uno dei dirigenti, ma sicuramente, per il suo ruolo accademico, uno dei personaggi di punta come ideologo del partito».
Fa carriera, col marchio del Pci, Tanino Silvestri. Da un lato il partito, dall’altro l’università, tutt’uno con la famiglia, visto che la moglie, Marcella Fortino, insegna nella sua stessa facoltà, Giurisprudenza, come fa notare «parentopoli». La chiamata in quota Pci al Csm, nel ’90, è un trampolino di lancio. Silvestri, ancora semplice professore ordinario di Diritto costituzionale, fa sentire la sua voce, e anche spesso. Laddove ci sono intellettuali di sinistra che lanciano appelli lui c’è, sempre: nel ’92, per Norberto Bobbio presidente della Repubblica; nel 1994, contro le riforme costituzionali. L’apoteosi di Silvestri è però nel 1998, quando conquista - per esaurimento di candidati, visto che i suoi concorrenti via via si ritirano - le chiavi della principale industria messinese, l’Università, diventando rettore e al tempo stesso - è il periodo della Messina «verminaio», - icona di legalità. Non a caso il suo nome, periodicamente, viene fatto tra quello dei papabili alla carica di sindaco, naturalmente per il centrosinistra.
Tanino il moralizzatore che nulla scalfisce - neanche il coinvolgimento del cognato in un’inchiesta - tiene saldamente l’ateneo per due mandati, sino al 2004. E da quel pulpito, quando c’è da predicare contro il governo Berlusconi, non si fa pregare. Come nel febbraio del 2004, congresso nazionale dell’Anm, quando, sulla riforma della giustizia, grida all’attentato all’integrità della Costituzione: «L’architettura del sistema giudiziario italiano – tuona – disegnata dall’atto legislativo del governo appare in molti punti divergente da quella ideata dai Padri costituenti».
È rettore, Silvestri. Ma il legame col partito - diventato nel frattempo Pds e poi Ds - resta. Nel 1999 Angelo Piazza, ministro della Funzione pubblica del governo Prodi, lo designa tra i giuristi che devono vigilare sulle Authority. E anche la designazione alla Consulta, nel 2005, è in quota (Unione). Non è un’elezione semplice. Dopo l’accordo, per le lotte intestine tra Ds e Margherita, ci vogliono ben tre votazioni per incoronare Silvestri.

Esulta la sinistra e pure qualche esponente del centrodestra, come l’allora presidente dei senatori di An Domenico Nania: «Un onore per il giurista, per Messina e per la sua università», dice. Ma l’avvocato Taormina avverte: «È un comunista, ben più radicale e manicheo di Violante».

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