Il doppio binario tra riforma della giustizia e federalismo fiscale va avanti. Con il vertice di maggioranza serale a Palazzo Grazioli, sul primo fronte, e linizio della discussione generale al Senato, sul secondo. E la Lega, come ormai da settimane, che gioca nel ruolo di centrocampista dinterdizione. Daltra parte, il core business del Carroccio resta il federalismo fiscale e lobiettivo non è solo avere il via libera di Palazzo Madama ma arrivare al voto finale di giovedì cercando di far convergere sul testo anche lopposizione. Per questo Roberto Calderoli va avanti anche in queste ore a correggere e limare, nel tentativo di arrivare a una stesura che vada il più possibile incontro alle richieste del Pd e dellUdc. Per Umberto Bossi - che si dice «ottimista» - avere la sponda dellopposizione sarebbe infatti una garanzia in vista dei prossimi due anni, quando il Parlamento sarà alle prese con le varie leggi delega che dovranno dare contenuto a quel ddl che per il momento è solo una generica elencazione di principi con pochissimi riferimenti nel merito. Così, ci sta che prima del vertice al plebiscito sulla giustizia il Carroccio segua una linea piuttosto prudente nonostante le rassicurazioni degli alleati. Se il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto fa infatti sapere che il ministro Alfano «ha ascoltato tutti ed è in grado di presentare unipotesi di riforma che aggrega la maggioranza e apre un confronto con settori dellopposizione» (il riferimento è al documento Casini-DAlema), la replica del suo omologo leghista Roberto Cota è piuttosto freddina. Perché, spiega, «ancora non ci hanno fatto vedere nessun testo». Insomma, «come si fa a dire qualcosa se prima non si sono lette le carte?». Una dichiarazione più prudente perfino di quella del ministro della Giustizia ombra Lanfranco Tenaglia che nel caso per esempio si pensasse di ridisegnare le circoscrizioni giudiziarie fa sapere che «punti di contatto potrebbero senzaltro esserci». E anche Walter Veltroni sta alla finestra, perché «se non ci saranno strappi imprevisti» la strada del dialogo sarà percorribile.
Secondo Silvio Berlusconi la riforma della giustizia sarà «presentata al tavolo del Consiglio dei ministri venerdì» e «se non ci saranno difficoltà sarà approvata entro fine mese». Il tutto, ovviamente, trovando la quadra nellaffollatissimo vertice notturno di Palazzo Grazioli. Alla cena, andata avanti fino a tarda ora, oltre al premier, ai ministri Alfano e Tremonti e a Ghedini sono presenti folte delegazioni sia di An (i ministri La Russa e Matteoli e Buongiorno) che della Lega (Bossi, accompagnato dal figlio Renzo, Calderoli, Maroni, Castelli e Cota). Tra i punti ancora da sciogliere cè soprattutto il nodo intercettazioni, con An e Lega che continuano a premere per un allargamento delle fattispecie di reato per cui sia possibile farne uso. Ma pare che dopo il dolce e alcune limature sia stata trovata «unintesa di massima». Di certo, invece, la riforma del processo penale dovrebbe prevedere nuove norme che limitano liniziativa dindagine del pm a vantaggio di una maggiore autonomia della polizia giudiziaria. E nellultima versione del ddl ampliato di una trentina di articoli sembra si sia arrivati a una convergenza anche sullampliare i casi di possibile ricusazione anche al giudice che esterna fuori dallesercizio delle sue funzioni (non solo in aula, dunque, ma anche in unintervista o, magari, in un blog su internet). Previsti poi corsi di formazione obbligatori per i magistrati che aspirano a incarichi direttivi.
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