Giuliana Fresco, la pittura del «sottrarre»

Ritratti, figure umane e tele informali: in trenta opere il percorso di ricerca e riflessione dell’artista milanese

Giuliana Fresco, la pittura del «sottrarre»

La Fondazione Stelline di Corso Magenta ospita in questi giorni nella sua Collezione Arte antologica - una sezione dedicata alle voci più significative della pittura contemporanea italiana ed europea - le opere della pittrice milanese Giuliana Fresco sotto il titolo «Guardare dentro il quadro». I trenta dipinti dell’autrice, che vive tra Milano e Londra, documentano anche la ricerca espressiva più recente dell’artista, dedicata alla figura e al volto umano.
Disegnatrice da anni, la Fresco alterna un’originale riflessione sul ritratto a invenzioni pittoriche pure, sempre in bilico tra astrazione e figurazione, fra memoria ed evocazione, spazio e colore. «Il mio mondo pittorico - dice l’artista - è l’uomo, la figura umana, a volte strettamente compenetrata con il paesaggio, a volte isolata, nel tentativo di raggiungere una rarefazione dell’immagine, per non dire troppo, per non invadere e per lasciare spazio all’immaginazione».
Il percorso espositivo si snoda, come sottolinea Martina Corgnati nel catalogo dal titolo L’arte del sottrarre (Skira), alla ricerca di una forte texture e nella costruzione del quadro come stratificazione di materia e colore. In Dire di meno la Corgnati spiega come nel lavoro della Fresco le tendenze e le tensioni sono diventate sempre più sensibili nel corso di questi ultimi dieci anni: «Cominciamo dalla fine: ci si accorge al primo sguardo che i dipinti recenti dell’artista contengono meno segni, meno presenze, meno cose da vedere e meno “riferimenti colti”, ma non meno pittura di quelli precedenti... Il colore che prima era effusione espressiva, oggi è avvenimento e anche la materia pittorica tende a farsi più trasparente, diluita, penetrabile, meno ansiosa...». Questa filosofia del «dire di meno» la possiamo riscontrare in Conversazione in Toscana e Introspezione, ma anche in Controluce e Ourselves, tutti del 2007. In Gunter, un olio di rara espressione di bellezza, deve il segno nulla toglie al ritratto, i colori sono vivi e parte fondamentale di un contrasto coloristico e chiaroscurale.
Nei ritratti degli anni Ottanta come Reading in the Garden, dove un’anziana signora legge il suo libro in un giardino estivo l’artista ci riporta alla Madre di Boccioni o ad alcuni quadri di Tallone. Nei ritratti di donna lo sguardo è severe, impegnato, ma non preoccupato come in quello di Roland del 2007.


Grazie alla sua particolare tecnica espressiva, Giuliana Fresco riesce a ricreare atmosfere rarefatte lasciando ampio spazio all’osservatore di trarre ricordi e memorie che ci insegnano a Guardare dentro. Non è un caso che questo sia il titolo della mostra, aperta alla Fondazione Stelline fino al 21 luglio.

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