Dopo aver preteso le «scuse» degli scienziati di tutto il mondo, e aver dichiarato che tanti «avranno sulla coscienza il peso dell'accaduto», adesso il signor Giampaolo Giuliani, cioè colui che gli ipocriti e certi sprovveduti di Facebook venerano come l'oracolo del terremoto, si mette a fare l'eroe: «Mi sento responsabile di duecento morti». E subito tutti a gridare al miracolo dello stregone sismico. Nel partito di Di Pietro vanno abbaiando che «non sono state prese le precauzioni necessarie» e quelli di Rifondazione chiedono le dimissioni di Bertolaso. Il Codacons dice che chi a suo tempo ha denunciato il ricercatore per procurato allarme «adesso deve pagare». Nessuno che riveli la pura e semplice verità: e cioè che Giuliani si è semplicemente sbagliato. Lui, con il suo macchinario che scruta la terra in base alle emissioni di radon, ha toppato. E mica solo una volta: no, si è sbagliato ripetutamente. Vediamo di ricapitolare.
Come ammesso dall'interessato, lui il terremoto vero lo prevedeva in realtà il 29 di marzo con epicentro a Sulmona, che dista più o meno 60 km dalle zone aquilane. Parecchio più in là, e parecchio prima. Eppure il tecnico assicurava massima precisione circa luogo e data, sottolineando che in base ai dati raccolti «sarà un disastro». Il 25 marzo però ci ripensa, e in base ai dati raccolti dice a una tv locale: «Voglio rassicurarvi, con la fine di marzo lo sciame sismico sparirà». Comunque sia: nel giorno della profezia a Sulmona non c'è stato nessun disastro, ma solo una serie di piccole scosse. Quella mattina stessa Giuliani se ne inventa un'altra: telefona prima al commissariato di Sulmona e poi e ai vigili urbani sostenendo che nel pomeriggio, sempre in base ai dati raccolti, ci sarebbe stato davvero il disastro. Capirai: si sparge la voce, a Sulmona scoppia il panico. Tanto che il sindaco Fabio Federico rientra precipitosamente da Roma: «Giuliani mi ha annunciato un sisma devastante, non sapevo cosa fare: evacuare o far finta di nulla?». Ecco: se avessimo dato retta a Giuliani, Sulmona sarebbe stata evacuata nove giorni fa. Inutilmente. E con buona probabilità gli sfollati sarebbero stati trasferiti a L'Aquila, e forse oggi sarebbero sotto le macerie. È per questo, cioè per aver sconvolto per niente la città sbagliata che Giuliani è stato denunciato per procurato allarme. I famosi dati raccolti non convincevano più nessuno: del resto, a dire che «prima o poi la terra trema» son capaci tutti. D'altra parte è da metà gennaio che l'Abruzzo è soggetto a piccole e medie scosse: e non dimentichiamoci che l'Italia è per il 45% territorio sismico. «Prima o poi» è chiaro che un terremoto arriva: ma una profezia che mi prevede il posto sbagliato al momento sbagliato ci pare ben poco scientifica. Com'è ben poco scientifico il lessico di questo perito chimico che adopera toni da premio nobel: «Questi scienziati canonici! Bugiardi, lo sapevano che i terremoti potevano essere previsti», dice lui, invocando una sorta di P2 dei sismologi che cerca di incastrarlo. Da ultimo, oggi Giuliani dice che aveva previsto tutto, luogo e data e chili di macerie, come no, sempre in base ai fantomatici dati raccolti: ma non ha lanciato l'allarme perché intimorito dagli avvisi di garanzia. Ora, scusate, ma qui a latitare non è solo la correttezza dello studio: ma anche la sobrietà dell'uomo di scienza. Piuttosto prevale quella certa arroganza di chi vuole avere ragione a tutti i costi, o perlomeno in tempo utile perché i riflettori dell'informazione possano illuminarlo.
Certo, poi sarebbe bellissimo. Sarebbe meraviglioso se, mentre reggimenti di cervelloni californiani e giapponesi s'arrovellano da decenni sulle placche tettoniche, ti si presentasse un diplomato aquilano che di punto in bianco scopre la formula matematica del sisma. Ma la realtà è che quando Giuliani annunciava il disastro, il disastro non c'è stato; quando lo escludeva, il disastro è arrivato. Gran bel metodo.
Possiamo permetterci di essere perlomeno un filo scettici, senza gridare alla congiura degli sismologi? Possiamo permetterci di prestare ascolto alla stragrande maggioranza della comunità scientifica mondiale? Potranno permettersi quelli della protezione civile e della commissione grandi rischi di fregarsene altamente dei suoi studi (finora sbagliati) senza dover «chiedere scusa» a nessuno? Pensare che dieci giorni fa Giuliani pontificava: «Ciò che provoca vittime nei terremoti è il panico. Basterebbe mantenere più sangue freddo». Ecco. Cominci lui. Perdonate l'espressione: ma un sismologo che non sa tenere i piedi per terra, non s'era mai visto.
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