La giunta dice no, i 700 posti-auto al Galoppatoio. Nessuna penale alla ditta

Pincio, cala il sipario. La giunta comunale ha deciso: no al parcheggio e senza penali da pagare. Sarà ampliato il Galoppatoio. E Alemanno assicura: faremo molto prima che al Pincio.
L’annuncio è stato dato ieri in Campidoglio dal sindaco e dal ministro ai Beni culturali Sandro Bondi. Nella memoria di giunta, approvata in mattinata, si è ritenuto opportuno che il sindaco, in qualità di Commissario di governo delegato alle problematiche della mobilità, «impartisca le direttive necessarie all’Atac affinché receda dal contratto di appalto». Il Galoppatoio di Villa Borghese, si legge altresì nella memoria di giunta, è una soluzione alternativa «meno impattante e più conveniente in termini di costi complessivi».
«Abbiamo salvato il Pincio, senza forzature, senza rimetterci un euro, perché non c’è danno all’erario», rassicura Alemanno. Nessuna penale da pagare, garantisce infatti l’Avvocatura del Campidoglio. «Il ministero ha detto chiaramente che il 33 per cento della superficie dell’area è interessata dai reperti archeologici - puntualizza Alemanno - gli scavi non sono completati, il progetto va rifatto di sana pianta. È quanto basta per non pagare nulla all’impresa (Cerasi, ndr)». Tranne il costo degli scavi fin qui fatti. Poca roba, niente a che vedere con gli 11 milioni di penale per il recesso.
E ora si guarda al futuro. Al Galoppatoio: due piani, 1876 posti a rotazione in concessione a Saba Italia, un progetto già previsto per altri 200 posti. «Siamo già d’accordo con il concessionario di costruire un terzo piano pertinenziale con 700 box privati e non di scambio - spiega Alemanno -. Sarà necessario però costruire una nuova galleria sotterranea pedonale dal Galoppatoio a piazza del Popolo e allargare il tunnel di piazza di Spagna». Tutto ciò in che tempi? Poco, un paio d’anni, meno del parcheggio sulla Terrazza del Valadier. Il sindaco fa i conti: “Al Pincio avremmo realizzato 700 posti, ma nel Tridente circolano 100mila auto. L’obiettivo è di pedonalizzare la zona, ma dobbiamo rivisitare tutti i progetti ereditati da Veltroni. In certi casi non servono, sono sproporzionati all’obiettivo”.
Molto incisivo l’intervento di Bondi: «Ancora non riesco a capire come si possa essere concepito un garage sotto la Terrazza più famosa di Roma... Un’assurdità. Più ancora dei reperti, avrebbe distrutto il paesaggio, un bene inalienabile. Quel parcheggio, i cittadini non lo hanno ancora capito, non era un’opera pubblica. Ma un garage privato a uso e servizio di residenti e hotel. L’avesse decisa una giunta di centrodestra una cosa del genere, la sinistra italiana ci avrebbe accusato del Sacco di Roma». Bondi precisa di non essere, però, contrario alle grandi opere: «Io non sono l’uomo del no. Per il Pincio ho fatto un’eccezione. Ma le infrastrutture necessarie vanno fatte, metterò un commissario straordinario per sveltire la realizzazione delle metropolitane a Roma e Napoli».

E i reperti emersi dagli scavi al Pincio? La villa, l’acquario? «Saranno tutelati e valorizzati», assicura il ministro. La mozione sul no al parcheggio del Pincio, firmata da tutta l’aula tranne che dal Pd, sarà discussa lunedì prossimo in consiglio comunale.

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