Luca Rocca
Predicare bene, razzolare male. Dopo Enzo Sculco, consigliere regionale del Pd in Calabria sospeso dalla carica per una condanna in primo grado a sette anni di carcere per truffa e concussione e poi riaccolto a braccia aperte fra i banchi della maggioranza guidata dal governatore Agazio Loiero, il centrosinistra, che di giustizia, moralità e legalità non smette mai di parlare, regala lennesimo «premio alla carriera» a un altro condannato. In via definitiva. Questa volta non si tratta di un politico, ma di un manager di quella sanità calabrese sempre al centro di inchieste, arresti, casi di malasanità, infiltrazioni della ndrangheta.
Arrestato nel 1994, quandera commissario straordinario della Usl di Cosenza, con laccusa di concorso in abuso dufficio, turbativa dasta e falso ideologico, condannato con sentenza definitiva a sei mesi di reclusione per falso in atto pubblico e poi premiato dal governatore della Calabria, Agazio Loiero (suo amico fin da quando insieme militavano nella Dc, diventato direttore generale della presidenza della giunta regionale).
Franco Petramala, questo il nome del manager, dal gennaio scorso ricopre infatti il ruolo di direttore generale dellazienda sanitaria provinciale di Cosenza, la più importante della Calabria. Le indagini che portarono prima allarresto e poi alla condanna di Petramala, ipotizzarono «un quadro di diffuse irregolarità» in riferimento ad alcuni appalti che, sempre secondo la procura, erano «finalizzati alla predeterminazione dellimpresa aggiudicataria e allinstaurazione, con essa, di una linea di trattamento assolutamente preferenziale». Nonostante il precedente, lesecutivo calabrese ha tentato di far passare la nomina come un atto limpido e super partes, affermando che «la giunta regionale con queste nomine si è inserita nella linea già tracciata dal ministro Livia Turco (ex titolare della Salute nel governo Prodi, ndr) per evitare scelte dovute ad appartenenza politica, piuttosto che a conclamate professionalità nel settore».
A cascarci sono stati in pochi. Il primo a indignarsi, come sempre pubblicamente, è stato Filippo Callipo, imprenditore calabrese da anni in prima linea contro la ndrangheta. «Ma come si fa? Forse nel profilo di un amministratore pubblico non è contemplata la dirittura etica? Per carità, nulla di personale, ma come si potrebbe criticare lo sconforto di un imprenditore mentre la politica si mette sotto i piedi la legalità ogni qualvolta dovrebbe dimostrare di difenderla?».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.