«È giusto che restino in cella tutti e due»

REAZIONI NEGATIVE Le notizie dell’annullamento degli arresti dei due romeni preoccupano soprattutto le ragazze della zona

«È giusto che restino in cella tutti e due»

Sconcerto e tanti dubbi tra gli abitanti della zona intorno al parco della Caffarella, dove ieri sera in poche ore si è diffusa la notizia che i due romeni accusati dello stupro di una quattordicenne nel giorno di San Valentino sono stati scagionati dal test del dna e si sono visti annullare gli arresti dalla decisione del tribunale del Riesame.
Qualcuno, a caldo, reagisce con rabbia, appena mitigata dalla notizia che, comunque, i due romeni noin usciranno di prigione: il «pugile» perché accusato anche dello stupro della donna di 41 anni alla fermata dell’autobus in via Andersen, a Primavalle; il «biondino», invece, perchè poco prima di essere scarcerato si è visto notificare un’altra ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di calunnia (nei confronti di Racz) e autocalunnia. «Ma se la ragazza li ha riconosciuti, come fanno a non essere loro? - si domandano diversi abitanti del quartiere e aggiungono: «Dovrebbero dire le cose solo quando sono sicure». «Ma li hanno scarcerati quei due malviventi?» domanda allarmata Anna, una anziana mentre fa la spesa in un minimarket della zona - e ora si sa chi è stato?». Un gruppo di ragazze riunite a parlare nel parcheggio di via Crivellucci, a due passi dal luogo dello stupro, sono «preoccupate» che i due romeni accusati di violenza possano tornare a piede libero. «Noi alla Caffarella non ci mettiamo più piede - dice Maria - anche se ci sono più controlli, ma non si sa mai». «Chiunque sia stato ha rovinato la vita di quella ragazza - dice Antonio, un altro residente - altro che carcere, questi mostri dovrebbero essere messi al rogo. La polizia si sbrighi a scoprire chi sono e ora lo facciano sul serio». «Come faceva il biondino a sapere tutti quei dettagli sulla violenza? Se sta coprendo qualcuno è bene che resti in carcere - sostiene Roberto, gestore del Simon Bar, il locale in cui è stata soccorsa la ragazzina stuprata - Secondo me bisogna ritornare alle origini, cioè quando il giorno della violenza il fidanzato ci parlò di un nordafricano e di un romeno».
«Se non sono stati loro - aggiunge Alessandra, l’altra titolare del bar - vuol dire che è stato qualcun altro e spero che la polizia lo trovi». «La polizia ci ha fatto proprio una brutta figura - aggiunge Saro, un cliente di passaggio del bar - . Comunque sono malviventi e meritano di rimanere in carcere».
Di parere, ovviamente, opposto l’avvocato Lorenzo La Marca, difensore di Karol Racz: «Non posso che essere contento e soddisfatto. Non posso dire che ce lo aspettavamo, ma ce lo auguravamo. Ho concluso la mia arringa davanti al riesame affermando che la revoca della custodia cautelare era ed è un atto dovuto. Noi confidavamo nel riesame e alla luce di questa decisione non possiamo fare altro che esprimere un apprezzamento e sostenere che il sistema giuridico e il codice penale funzionano: in brevissimo tempo il sistema giudiziario è stato in grado di garantire la revoca dei provvedimenti che limitano la libertà personale». In merito all’esito negativo del test del Dna che ha pesato sulla decisione del riesame, il penalista ha aggiunto: «Evidentemente il collegio ne ha tenuto conto».
Sulla decisione del riesame è intervenutro anche l’ex prefetto Achille Serra, parlamentare del Pd: «Non mi permetto mai di commentare o giudicare le decisioni dei magistrati e non lo farò nemmeno stavolta», ha detto a margine di un incontro in VIII municipio sul tema della sicurezza. «Chi ha operato gli arresti ha fatto bene - ha spiegato Serra - in presenza di elementi indiziari positivi.

Cosa si sarebbe detto della polizia se di fronte ad un confessione ed un riconoscimento fossero stati scarcerati? E bene ha fatto il magistrato ad arrestarli. Gli esiti delle analisi del Dna hanno consentito la scarcerazione ed è giusto così visto che due innocenti in carcere non li vuole nessuno».

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