Glauco Mauri ha accettato la scommessa di dirigere e adattare un romanzo come Delitto e castigo di Dostoevskij, in scena all'Argentina di Roma, e l'ha vinta. Ha, infatti, avuto l'intuizione di concentrare il testo sul rapporto fra Raskolnikov, lo studente che ha ucciso una vecchia usuraia ma anche sua sorella, e il giudice Porfirij Petrovic che indaga sul delitto. Non ha, tuttavia, trascurato il fondamentale legame di Raskolnikov con Sonija, la ragazza che si prostituisce per sfamare la sua famiglia. In questa prospettiva, l'adattamento del romanzo ha una sua compiutezza, anche se trascura altre situazioni e personaggi. Ma era impossibile rappresentare integralmente un romanzo così complesso. Mauri è partito da una notazione dei Taccuini di Dostoevskij che «il romanzo avrebbe dovuto avere la forma della confessione». Confessione di Raskolnikov a se stesso e a Sonja, che ha una grande purezza morale nonostante si prostituisca, ma non certo al giudice Porfirij, scaltro difensore della legge contro chi come Raskolnikov si sente un uomo superiore, in grado di uccidere per fare del bene a tanti altri.
Porfirij, che si autodefinisce «un vecchio buffone» ma che non lo è minimamente, ha in Glauco Mauri un interprete memorabile con la sua recitazione sottile e non priva di un filo di ironia. Roberto Sturno interpreta con intensità Raskolnikov ma non sempre riesce a darci tutte le contraddizioni del personaggio. Silvia Ajelli è una fresca ma fragile Sonija.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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