Roma - In una serata infuocata tra petardi, cariche della polizia e una decina di fermati spunta il solito carneade del derby. Che come avvenuto in passato per gente come Mancini o Julio Baptista, vivrà il suo periodo di gloria nell’ambiente giallorosso. La Roma non offre il suo volto migliore nella partita più sentita se non nell’ultimo quarto d’ora dopo aver sofferto una Lazio ben disposta in campo ma poco produttiva e anche sfortunata davanti. Ci vuole così il piedino del carneade di turno, quel Marco Cassetti che sfrutta l’assist di Vucinic e risolve una stracittadina tra le più brutte della sua storia ottantennale.
La sfida dell’Olimpico nasce sotto cattivi auspici, complice l’atmosfera di grande tensione che si respira più in tribuna Tevere che nelle curve (per una volta da notizia per le scenografie proposte, splendida quella romanista della Sud). Una situazione che costringe l’arbitro Rizzoli a sospendere il match per otto minuti e a farlo ripartire solo dopo le rassicurazioni degli uomini della Digos. Un’altra immagine negativa del nostro calcio che da questo punto di vista è ancora da terzo mondo. Possibile che non si riesca ancora ad evitare l’ingresso negli stadi di fumogeni, petardi e razzi di ogni tipo?
Gli eventi «esterni» al terreno di gioco non possono che condizionare l’atteggiamento delle due squadre. E le luci dello stadio che si spengono improvvisamente un’ora prima del fischio d’inizio hanno il sapore di presagio sulla serata difficile. Disordini si registrano anche a poche ore dalla partita, con la polizia che durante i controlli di routine trova sassi, petardi e bulloni sistemati sui Lungotevere adiacenti l’Olimpico. Gli agenti sono costretti a cariche di alleggerimento davanti al lancio di oggetti dei tifosi sotto la Tevere, poi i primi tafferugli all’interno dello stadio con una ventina di «bomboni» sparati (termine tecnico per indicare petardi di grosse dimensioni). Sospensione del match, Totti a lungo a colloquio con il rappresentante dell’Ufficio indagini Squicquero, poi la ripresa e qualche altro lancio proibito, con la polizia che coadiuva il difficile lavoro degli steward costretta ancora a intervenire.
Rizzoli, visibilmente indispettito dall’ambiente in cui si svolge il derby, decide di non far salire i toni, per altro già da camomilla. E così il primo tempo, interruzione a parte, scorre senza scossoni (unica eccezione un rimpallo davanti a Julio Sergio che costringe il portiere giallorosso alla respinta). La Roma (già costretta a cambiare Mexes infortunato) toglie uno spento Menez e infoltisce il centrocampo con Brighi per bilanciare quello laziale, il cui undici iniziale dimostra l’atteggiamento prudente scelto da Ballardini.
Qualche emozione in più la regala la ripresa, durante la quale le condizioni ambientali sembrano più tranquille: più attiva la Lazio con Zarate e con Foggia, entrato al posto dell’acciaccato Matuzalem. Bella l’azione con la quale l’argentino coglie il palo, sulla cui respinta Julio Sergio compie un vero miracolo su Mauri. Altrettanto bella la risposta giallorossa: sul cross di Vucinic, è Muslera a superarsi sul colpo di testa di Perrotta. E quando il match sembra avviato al pari, arriva la fiammata: ottimo il pallone di Vucinic (finale da applausi il suo) per Cassetti che con un tocco di fino spiazza Muslera e segna il suo terzo gol in maglia giallorossa, dopo quelli della stagione 2006/2007. «Non avevo mai fatto un gol così importante, lo dedico a mia moglie», ammetterà il terzino che porta i giallorossi a un punto dalla zona Champions. Finale con accenno di rissa fortunatamente subito sedata e poi abbracci tra i romani Totti, De Rossi (entrambi in ombra) e Ranieri.
Il capitano avrà un museo on line dove saranno collezionate tutte le sue maglie giallorosse. Ballardini e la Lazio meritavano qualcosa di più, ma il 13° match senza vittorie mette ora a rischio la panchina del romagnolo: Camolese scalpita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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