Massimiliano Morelli
Due lauree, una in legge, laltra in economia e commercio, 37 anni, Alessandro Tozzi, è autore de La mia Lazio, un libro la cui imminente uscita permetterà al popolo biancoceleste di rivisitare lultimo ventennio dello storico club. Tozzi ha molteplici interessi e sogna di portare uno spaccato di football e figurine persino in teatro.
Cè un motivo che lha portata a scrivere «La mia Lazio»?
«Scrivo da tempo pezzi di sport, soprattutto sulla Lazio. Era arrivato il momento di scrivere un libro che partisse da uno dei punti più neri della storia biancoceleste e arrivasse a oggi. Sono stati 20 anni pieni di fatti per i tifosi».
Pensavo che la Lazio di quegli anni molti tifosi lavessero dimenticata.
«È lesatto contrario, molti ricordano quella squadra con affetto incredibile. Si sa che i figli difficili si amano di più. E poi sono state emozioni davvero indimenticabili».
Quando lidea del libro si è materializzata?
«Quando ho cominciato a mettere uno dietro laltro racconti diversi, avendo come punto di riferimento iniziale la Lazio dei -9. Diciamo che il titolo, oltre a ricordare linno della curva, vuole dire anche questo...».
Una dedica particolare per questa opera?
«La dedica va a più persone. Quella del cuore è per mio padre, che mi portò allo stadio sulle ginocchia a vedere le prime partite. Poi cè quella per tutti i tifosi che erano allo stadio durante gli spareggi a Napoli. La terza dedica è in copertina: per Giuliano Fiorini, simbolo di quella Lazio, scomparso pochi mesi fa, quando il libro era già pronto».
Più sensazioni nel -9 di partenza che fa sopraggiungere una salvezza agognata o linatteso scudetto del 2000?
«Non è retorica se dico che si vivono le stesse sensazioni. Ero allo stadio entrambe le volte, per fortuna. Forse lo scudetto del 2000 mi ha procurato qualche brivido in più, ma solo per il modo in cui è arrivato. Credo sia un evento irripetibile».
Le chiedo un aggettivo per ricordare alcuni personaggi di questi 30 anni di Lazio: Fiorini.
«Commovente».
Chinaglia
«Simbolo».
Maestrelli
«Santo».
Signori.
«Sottovalutato».
Di Canio.
«Cuore e talento».
Mancini.
«Classe».
Più affetto per Wilson o per Nesta?
«Wilson lo ricordo poco, Nesta è il presente. Wilson è la storia della Lazio. Nesta? Spero torni per concludere la carriera dove lha iniziata».
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