Goldman Sachs fa il pieno di utili e si difende

Nello stesso giorno in cui annuncia un utile netto sbalorditivo - 3,29 miliardi di dollari - nel primo trimestre 2010, la Goldman Sachs si trova a dover affrontare un’indagine formale anche da parte della Financial Service Authority, l’equivalente britannica della Sec. Fabrice Toure, il vicepresidente della Goldman sotto esame, lavora infatti alla filiale londinese della banca. Inoltre la Aig, il colosso assicurativo salvato dallo Stato per sottrarlo al fallimento, sta valutando l’ipotesi di far causa alla Goldman per aver perso 2 miliardi di dollari assicurando prodotti derivati per 6 miliardi, simili a quelli sotto accusa.
A quattro giorni dall’apertura del procedimento della Sec, l’istituto guidato da Lloyd Blankfein ha presentato ai mercati un utile netto dei primi tre mesi 2010 all’incirca doppio rispetto allo stesso periodo del 2009: 3,29 miliardi di dollari contro 1,66 miliardi. Un risultato eccezionale, che ha avuto effetti positivi su tutte le Borse, ma che resta oscurato dall’indagine delle autorità di vigilanza di Usa e Regno Unito. Il titolo Goldman è infatti rimasto in terreno negativo (-1,3% a metà seduta) anche dopo l’annuncio della trimestrale record. In una conferenza stampa, il responsabile legale Gregg Palm ha affermato che la banca è «molto scontenta» delle accuse mosse dalla Sec, confermando che «non ha mai ingannato i clienti». Gli investitori che hanno perduto danaro con i derivati subprime «avevano esperienza e conoscenza del settore», ha precisato Palm.
Ad aggiungere pressione sul colosso di Wall Street è giunto anche l’annuncio della britannica Fsa: è stata aperta un’indagine sull’ufficio della Goldman nella City londinese. L’astro nascente della politica inglese, il leader liberal-democratico Nick Clegg, ha detto che la Goldman dovrebbe essere sospesa dal suo ruolo di consigliere del governo britannico fino a quando le accuse non verranno chiarite. E sale l’attesa per il discorso del presidente Barack Obama, fissato per domani a New York: sull’onda del caso Goldman, il capo della Casa Bianca cerca un difficile consenso bipartisan per la sua riforma finanziaria. La riforma, ha detto il vicepresidente Joe Biden, deve affrontare anche il nodo della trasparenza dei derivati.
I risultati dei primi mesi del 2010, e non solo della Goldman, dicono che il settore bancario sta mettendo la testa fuori dalle sabbie mobili. «I rischi per la stabilità finanziaria globale sono diminuiti», conferma il Global Financial Stability Report del Fondo monetario, presentato ieri a Washington. La stima delle perdite globali dovute alla crisi è stata rivista in meglio, da 2.800 a 2.300 miliardi di dollari. Le perdite effettivamente accumulate alla fine del 2009 dal sistema bancario mondiale ammontano a 1.500 miliardi (588 negli Usa, 442 miliardi nell’eurozona, e 398 miliardi nel Regno Unito). Per i prossimi tre anni, tuttavia, il sistema dovrà reperire la bella cifra di 5mila miliardi di dollari per far fronte alle proprie esigenze di rifinanziamento, a fronte di scadenze di emissioni a breve termine effettuate durante la crisi.
La salute del sistema finanziario, spiega il Fmi, è migliorata insieme con quella dell’economia reale. Ma non mancano le sfide, prima fra tutte quella legata ai debiti pubblici che hanno raggiunto il livello più elevato dalla Seconda guerra mondiale. «I rischi Paese - ha spiegato il direttore dei capitali del Fmi, Josè Vinals - potrebbero mettere a repentaglio la ripresa». Il Paese con il debito più elevato è il Giappone (227,3% del Pil).

Nell’area dell’euro, i tre Paesi maggiormente a rischio sono, nell’ordine, Grecia, Portogallo e Spagna. Quest’anno, secondo le stime del Fondo, l’Italia mostra un rapporto debito-Pil del 118,6% e un deficit strutturale che dovrebbe attestarsi al 3,5% del Pil.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica